Opinioni

Dopo oltre 32.300 morti, per l'Onu è ora di cessare il fuoco

Bambina ferita in un bombardamento israeliano sulla Striscia di Gaza, ricoverata all'ospedale Al Aqsa a Deir al Balah. Lunedì 25 marzo 2024 (AP Photo/Ismael abu dayyah/LaPresse)

Dopo oltre 32.300 (di cui 13.000 bambini) e 74.600 feriti, per la prima volta dall'inizio del genocidio palestinese l'Onu hanno approvato una risoluzione, presentata dal Mozambico, con la quale si chiede l'immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza

Nello specifico, il Consiglio di sicurezza chiede "un cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan rispettato da tutte le parti che porti ad un cessate il fuoco permanente e sostenibile" e "il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, oltre a garantire l'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e altre esigenze umanitarie" e "che le parti rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale in relazione a tutte le persone che detengono".

Il nodo sul "permanente"

Nella votazione sostanziale i favorevoli sono stati 14, mentre gli Stati Uniti si sono astenuti. Nel corso della discussione in Consiglio, il punto critico è stata la rimozione della parola "permanente" da una versione precedente della bozza. Ora si chiede un "cessate il fuoco immediato", dopo il quale – si può immaginare – lo Stato ebraico potrà riprende indisturbato a bombardare civili, demolire scuole, università, moschee, acquedotti e quei pochi quartieri rimasti in piedi. Un recente rapporto sostenuto dalle Nazioni Unite ha inoltre mostrato una carestia in corso, a causa del blocco degli aiuti umanitari via terra imposto da Israele. Sono già decine i bambini palestinesi morti per malnutrizione.

Reagendo subito dopo il voto, il segretario generale Antonio Guterres ha affermato su X che la risoluzione tanto attesa deve essere attuata; il fallimento del Consiglio "sarebbe imperdonabile". Ora si attendono le prossime mosse di Netanyahu e dei suoi ministri di estrema destra, che potrebbero fregarsene delle direttive come già avvenuto più volte in passato (non fanno che accusare di antisemitismo chiunque critichi il governo), e di Hamas per quanto riguarda la liberazione degli ostaggi.

Sono passati cinque mesi e due settimane da quando ha avuto inizio l'operazione militare nella Striscia, in risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre che ha provocato 1.139 vittime. Da allora, a Gaza, si è registrata l'atroce media di 190 morti al giorno. Anche nelle scorse ore, sette persone – tra cui tre bambini e una donna – sono decedute in seguito all'ennesimo attacco aereo su Rafah, che ha colpito una casa nel quartiere di Geneina; due bambini sono ancora dispersi sotto le macerie. Caro segretario generale Guterres, il fallimento del Consiglio è già conclamato e imperdonabile. Gli Stati Uniti e l'Europa sono imperdonabili per come stanno gestendo la crisi; e lo è pure l'Italia, che lo ha fatto vendendo armi e munizioni per oltre 800.000 euro nei soli mesi di ottobre e novembre. Israele, dal canto suo, è divenuta un paria di fronte all'opinione pubblica mondiale: i livelli di disumanizzazione raggiunti, per usare il termine utilizzato dal regista ebreo Jonathan Glazer, non hanno nulla a che vedere con la lotta al terrorismo. Fermate il genocidio.


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