Politica

Il piano di Berlusconi con vista Quirinale: "Draghi premier fino alla fine dell'emergenza Covid"

L'ex premier ritrova una centralità (almeno mediatica) che non aveva da anni nel quadro politico. L'ipotesi Quirinale per ora non decade, ma Marsilio (Fratelli d'Italia) avverte: "Serve un piano B"

Con il Totoquirinale che lo vede sempre tra i papabili candidati, Silvio Berlusconi ritrova una centralità (almeno mediatica) nel quadro politico che non aveva da anni. Il governo "continui a lavorare con serietà" fino a quando "sarà necessario, fino al 2023, quando saremo usciti dall'emergenza: saremo i primi a collaborare lealmente all'attività dell'esecutivo. L'autorevolezza e l'esperienza di Draghi sono un patrimonio del quale l'Italia deve profittare". Così in un'intervista al Corriere della Sera il leader di Forza Italia ipotizza futuri scenari. "L'esecutivo rimanga in carica per tutto il tempo necessario. Finita l'emergenza si tornerà alla normale alternanza tra due schieramenti", spiega Berlusconi, per il quale è "decisivo impegnarsi contro i cambiamenti climatici. E aiutare il sistema industriale nell'innovazione per la sostenibilità".

Sull'elezione del nuovo capo dello Stato, Berluconi ribadisce: "Non intendo occuparmi di Quirinale fino a quando il presidente Mattarella sarà in carica. Io per primo ho voluto l'attuale governo di emergenza in un momento d'emergenza per il Paese. Penso non si debba ridurre a piccole tattiche e a calcoli di convenienza la scelta del nuovo capo dello Stato e dell'operato del governo", conclude.

Perché potremmo ritrovarci Berlusconi al Quirinale

"Il centrodestra avrà una candidatura unitaria sul Quirinale - dice il governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio, esponente di Fratelli d'Italia, intervistato alla Festa del Foglio a Firenze - il mio partito ha chiesto se esiste un piano B, se non ci sono le condizioni per eleggere Silvio Berlusconi al Quirinale, spero sia l'ultima volta e che anche in Italia il presidente della Repubblica possano sceglierlo i cittadini".

C'è chi è molto più tranchant. "Non ho titolo per esprimere giudizi politici mi limito a ricordare due dati di fatto - dice il consigliere del Csm Nino Di Matteo a In Mezz'ora in Più su Rai3 rispondendo ad una domanda di Lucia Annunziata -  Il presidente della Repubblica è anche presidente del Csm e nei confronti delle situazioni di magistratura e giustizia non dovrebbe avere interessi e rancori di tipo personali. Poi ricordo che Dell'Utri fu intermediario di un accordo tra il 1974 e il 1992 con le famiglie mafiose palermitane, che in cambio della protezione personale e imprenditoriale di Berlusconi prevedeva il versamento di somme ingenti di denaro da parte di Berlusconi a Cosa Nostra, e questo è emerso da una sentenza definitiva. Non voglio commentare, ma questo sta diventando un paese in cui qualche fatto va ricordato. Il vizio della memoria dovrebbe essere coltivato in maniera più incisiva e generalizzata", ha concluso Di Matteo.


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