Politica

Crisi di governo, il giorno della verità: le ministre renziane pronte alle dimissioni

Bellanova: "Se Conte cercherà il sostegno dei responsabili, Italia Viva sarà all'opposizione". Domani alle 18 il vertice tra il premier e i capi delegazione dei partiti di maggioranza

Si terrà domani venerdì 8 dicembre alle 18:00 il vertice tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione dei partiti di governo. Sul tavolo del confronto la nuova bozza del Recovery plan, inviata oggi alle forze politiche. Non è escluso, spiegano fonti di governo, che successivamente, nel fine settimana, possa essere convocato il Consiglio dei ministri.

Ore calde per la crisi di governo arrivata al suo giorno x: da Italia Viva arriva il commento delle ministre Bellanova e Bonetti sulle  "13 cartelle" arrivate dal governo che accolgono solo in parte le modifiche richieste. 

"Senza risposte - argomenta il ministro dell'agricoltura - e se Conte cercherà i responsabili, il presidente del Consiglio mi troverà in Senato nel ruolo di senatrice di opposizione" spiega Bellanova intervistata dal Tg3. Poco prima la ministra della Pari opportunità Elena Bonetti aveva detto a Sky TG24 di essere pronta alle dimissioni. "Non si tratta di 209 mld che abbiamo risparmiato per i tempi bui, ma sono i 209 miliardi che stiamo prendendo dal futuro dei nostri figli. E o oggi noi scegliamo con chiarezza in modo corretto come investirli in modo condiviso oppure quel Paese che si ritroveranno in nostri figli sarà spogliato e desolato dai nostri errori e dal nostro tentennamento."

E anche il Partito Democratico che domani alle 14 riunirà la direzione nazionale, torna ad agitare lo spettro del voto: "Conte è il pilastro dell'attuale alleanza che ha lavorato bene e che per il Pd non ha alternative", osserva il dem Bettini. Un muro a sostegno del premier che trova la sponda del Movimento 5 stelle, ma qualora Renzi dovesse rompere il fronte rosso-giallo i dem non escludono le elezioni a giugno.

Alle 18 quindi la riunione sul testo preparato dal ministro Gualteri e inviato ai partiti. Sabato (o al più tardi domenica) il Consiglio dei ministri esaminerà invece il piano da inviare a Bruxelles a febbraio. E Conte? Da palazzo Chigi si spiega come il premier non intenda dare le proprie dimissioni ma sul piatto resta un possibile rimpasto con cambiamenti anche in ministeri chiave come Interno e Difesa. 

E qualora il leader di Iv decidesse di aprire la crisi e chiedere alle sue ministre di dimettersi, si riproporrebbe il teatrino già visto in Senato con lo scontro Conte-Salvini: il premier dopo un duro attacco all'irresponsabilità dei renziani potrebbe salire al Quirinale lasciando Mattarella a pilotare la crisi. 

"Il governo Conte è consumato", attacca il ministro Bellanova che attacca Conte anche per quanto accaduto nell'estate 2019, con la visita di William Barr, attorney general di Trump in Italia nell’ambito di pressioni dell’amministrazione statunitense sull’Italia su un eventuale ruolo di Roma nell’affaire Misfud e nel potenziale coinvolgimento del governo nel Russiagate. All’epoca quando emerse la vicenda e i possibili legami col Russiagate, Renzi chiese al premier di riferire al Copasir. Oggi Renzi chiede che Conte lasci la delega ai Servizi. Un punto irrinunciabile, altrimenti sarà crisi.


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