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Crisi di governo, il riassunto: cosa è successo fino a oggi in sintesi

Il presidente della Repubblica chiave di volta per la soluzione del rebus: dopo la crisi aperta l'8 agosto da Matteo Salvini è stato l'altro Matteo, l'ex premier Renzi, a sollecitare la nascita di una nuova maggioranza retta dall'alleanza tra M5s e Pd

Il capo dello stato Sergio Mattarella con il presidente del consiglio Conte (Foto ufficio stampa Quirinale)

Il Pd tratta col M5s ma sarà difficile dar vita a un governo MaZinga - come già è stato ribattezzato il Conte bis - di matrice giallorossa. I due partiti infatti scontano divisioni interne mentre - come anche è trapelato dalle ultime consultazioni - sarà tutt'altro che facile trovare un programma omogeneo nonostante i numerosi punti di contatto. 

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Ma come è nata la crisi di governo e perché? Tutto inizia il 7 agosto quando durante le votazioni in Senato di una serie di mozioni sulla Tav, viene bocciata la linea del Movimento 5 stelle che chiedeva di bloccare il cantiere della Torino-Lione. La situazione precipita il giorno dopo, 8 agosto, quando il segretario della Lega e vicepremier del governo gialloverde Matteo Salvini ufficializza la volontà della Lega di tornare alle urne rompendo dopo 14 mesi di alleanza con il Movimento 5 stelle.

"Non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori". 

Il 9 agosto la Lega presenta una mozione di sfiducia: Salvini - come dirà poi Conte - punta ad andare velocemente alle elezioni chiedendo una rapida calendarizzazione del voto di sfiducia e - forte dei sondaggi che fino ad allora lo dipingevano sull'onda del consenso degli italiani - e andare alle elezioni.

Proprio con il voto sulla calendarizzazione della sfiducia a Conte si forma il primo nucleo della nuova maggioranza: il 13 agosto il Senato boccia la proposta del centrodestra di votare la mozione già il 14 agosto, e si fissa la data del 20 agosto per le comunicazioni di Conte a palazzo Madama. Allungando la finestra della crisi si accorciano le date utili per andare al voto visto le imminenti scadenze di Bilancio.

Il 20 agosto il premier Giuseppe Conte si presenta in Senato annunciando le proprie dimissioni. L'intervento di Conte è un atto di accusa durissimo contro Matteo Salvini cui non lesina rimproveri. 

Nel frattempo la Lega fa marcia indietro, si dice disponibile a ricompattare la maggioranza per proseguire con un governo di riforme a partire dal taglio dei parlamentari calendarizzato già a settembre. Ma l’esperienza dell’esecutivo gialloverde è giunta ufficialmente al capolinea. L'apertura formale della crisi di governo si apre con la salita di Conte al Quirinale e il primo giro di consultazioni.

Nel frattempo alla vigilia delle comunicazioni del premier Conte in Senato, i contatti tra Pd e M5s sono andati avanti con discrezione mentre il segretario dem Nicola Zingaretti non sposta di un millimetro il Nazareno dalla posizione ufficiale: governo "forte" o "meglio il voto". Come si vedrà poi il segretario dem dovrà poi rimangiarsi anche il suo esplicito no a un Conte bis in nome di un governo di svolta.

È tuttavia l'ex premier Matteo Renzi a rilanciare l'idea di un governo istituzionale per evitare l'aumento dell'Iva. Forte dei "suoi" 100 parlamentari può dettare la linea al Pd che così cambia diametralmente indirizzo.

Nel tempo che intercorre tra i due giri di consultazioni cade ogni veto del Pd: così giovedì 29 agosto è proprio il premier dimissionario Giuseppe Conte a salire al Quirinale per ricevere dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'incarico di formare un nuovo governo: sarà il punto di partenza del Conte bis.

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Secondo la prassi costituzionale il premier incaricato accetterà con riserva per sondare la solidità della nuova maggioranza nata dall'alleanza tra Movimento 5 stelle e Partito Democratico, cui si aggiungeranno i voti dei parlamentari di Liberi e Uguali e la non opposizione annunciata dal gruppo parlamentare delle autonomie e parte di senatori e deputati del gruppo misto.

Il nodo per il nuovo governo è Palazzo Madama: in Senato i parlamentari in quota della maggioranza 'giallorossa' si fermano a quota 158, tre in meno rispetto a quelli che servono per raggiungere la maggioranza (M5s 107 senatori, Pd 51). Considerando che dentro il Movimento c'è quantomeno il dissidente Gianluigi Paragone che non voterà la fiducia al governo giallorosso, diventano determinanti i voti di ogni singolo parlamentare. Potrebbero tuttavia rientrare i senatori ex M5S (Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Carlo Martelli e Maurizio Buccarella) che lasciarono il gruppo parlamentare sulla scia dei contrasti con la linea "salviniana" del Governo.

Alla resa dei conti grazie ai voti dei senatori del gruppo misto (15) e Autonomie (8) il governo giallorosso dovrebbe ricevere tra i 163 e i 171 sì. Occhio tuttavia al fattore Renzi: i senatori dem definiti "renziani" sono 40 su 51, qualificando nell'ex premier un convitato di pietra in ogni futura mediazione tra la segreteria di Zingaretti e i pentastellati.

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Per dar vita ad un nuovo governo e presentare al Presidente della Repubblica le "solide basi di una maggioranza" come richiesto dal capo dello Stato, venerdì 23 agosto in una sala del gruppo pentastellato alla Camera si sono seduti il vicesegretario Pd Andrea Orlando e i capigruppo di Camera e Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci con i capigruppo pentastellati Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli con i vice Francesco Silvestri e Gianluca Perilli. Incontro seguito da un aperitivo tra Di Maio e Zingaretti in cui si è parlato dell'eventuale riproposizione di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

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Tuttavia il principale nodo da sciogliere è il taglio dei parlamentari: come spiega il deputato del Pd Ivan Scalfarotto in un'intervista all'Adnkronos, il problema sollevato dai dem è che la legge Fraccaro "taglia i deputati e senatori, facendone solo una questione di risparmio di costi, ma senza intervenire sui regolamenti parlamentari e, di conseguenza, senza migliorare l'efficienza delle Camere".

"Il taglio a nostro avviso, come abbiamo sempre detto, deve essere accompagnato da una serie di garanzie per migliorare il lavoro legislativo e per garantire la rappresentatività. Infatti, tenendo immutate tutte le procedure, mantenendo la stessa legge elettorale, associata alla riduzione dei seggi, in certi collegi al Senato occorrerebbero moltissimi voti per essere eletti".

I dem hanno chiesto una posizione pubblica da parte del M5s che chiarisca come il forno con la Lega sia ufficialmente chiuso, con un impegno diretto di Luigi Di Maio in tal senso.  Dall'altro fronte il Pd si è detto disponibile a votare la legge di riforma che taglia il numero di deputati e senatori accompagnata "da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare". 

Se sul programma, da entrambe le parti, si mostra grande fiducia, ancora tutta da definire è la questione dei nomi. Il Pd chiede "nomi nuovi" e la questione del possibile nuovo premier guarda ad un "profilo terzo" gradito a entrambi.

Nel frattempo parla Alessandro Di Battista. Il pasionario pentastellato si schiera contro le elezioni subito e al tempo stesso non fa mistero che dei "due forni" aperti con Lega e Pd sia proprio quello con Salvini quello che preferisce. Ma solo a patto di un premier politico del M5s. Ma per un accordo detta due condizioni (che Di Maio fa proprie): "Via 345 parlamentari e i Benetton dalle autostrade".

Intanto Salvini deve vedersela con i nuovi sondaggi politici che vedono un crollo dei consensi. Un sentiment diffuso, che passa dai social e arriva a cristallizzarsi nella prima rilevazione dopo la crisi fornita dai sondaggi di Tecné: "Se si votasse oggi, la Lega otterrebbe il 31,3% dei consensi, mostrandosi in calo di tre punti percentuali rispetto al risultato delle elezioni europee".

Governo, diario della crisi: 22 agosto 2019

Nuovo governo di legislatura o ritorno al voto. Era questo il nodo da sciogliere oggi, nel secondo giorno di consultazioni dei gruppi parlamentari al Quirinale, per la risoluzione della crisi di governo. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver incontrato i "big" (Movimento 5 stelle, Pd, Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia) ha deciso per un nuovo giro di consultazioni, a partire da martedì prossimo, per assumere le conclusioni necessarie.

Altro tempo concesso alle forze politiche, dunque, per trovare un accordo. Ma, in caso di fallimento, la strada sarà quella delle elezioni anticipate. Con questa tempistica, slitta l'ipotesi della finestra elettorale di ottobre per eventuali elezioni. Il capo dello Stato non ha citato esplicitamente i partiti che stanno dialogando per cercare di trovare un'intesa.

"C'è stata una rottura polemica tra i due partiti che componevano la vecchia maggioranza. La crisi va risolta in tempi brevi".

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"Mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un'intesa in Parlamento per un nuovo governo - ha detto Mattarella -. E mi è stata avanzata la richiesta di avere il tempo per sviluppare questo confronto. Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche. Ho il dovere ineludibile di non precludere l'espressione di volontà maggioritaria del Parlamento come avvenuto del resto anche un anno addietro, nella nascita del governo che si è appena dimesso. Al contempo ho il dovere di richedere nell'interesse del paese decisioni sollecite".

Insomma, il tempo concesso non sarà molto. Mattarella infine ha chiarito: "Sono possibili solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni". Anche se - ha precisato - si tratta di una decisione da non prendere "alla leggera" dopo un anno di legislatura.

Nuovo governo Pd-5 stelle? Parte la trattativa

Al momento, i riflettori sono puntati su uno scenario, quello del governo giallorosso Pd-Movimento 5 stelle. L'ufficialità di una volontà di trattare per una nuova maggioranza è arrivata nel corso dell'assemblea dei parlamentari M55 quando il capogruppo, Stefano Patuanelli, ha detto: "Vi chiediamo mandato di incontrare la delegazione del Pd per parlare del primo punto, il taglio dei parlamentari, sul quale chiederemo chiarezza". Anche Nicola Zingaretti, segretario Pd, ha aperto alla trattativa con Di Maio: "Dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e dai punti programmatici esposti da Di Maio emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare''.

Cerchiamo di capirci qualcosa, riavvolgendo il nastro e facendo il punto della giornata. In sintesi, riportiamo le posizioni dei maggiori partiti emerse oggi, nel secondo giorno di consultazioni al Colle, prima delle comunicazioni di Mattarella avvenute in serata. (QUI TUTTI I DETTAGLI)

Ieri, la Direzione nazionale del Pd ha approvato "all'unanimità, per acclamazione" l'ordine del giorno presentato dal segretario del partito, Nicola Zingaretti. La delegazione del Pd che salirà al Quirinale per le consultazioni ha avuto mandato di indicare al capo dello Stato i presupposti per la verifica di un'altra possibile maggioranza. Una mano tesa ai 5 stelle, ma non solo.

Ad oggi il pallottoliere del Quirinale, aggiornato con le disponibilità mostrate dal gruppo parlamentare delle autonomie e da molte componenti dei gruppi misti, indica 341 seggi alla Camera e 171 al Senato per il governo giallorosso.

Crisi di governo, le ultime notizie

Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella pare avere le idee molto chiare: governo politico in grado di reggere fino al termine della legislatura, oppure il voto. Le consultazioni al Quirinale si concluderanno nel pomeriggio di giovedì, ma dal Colle trapela l'intento di un Presidente 'notaio' della volontà delle forze politiche: Mattarella è intenzionato a dare il via libera solo ad un governo con una maggioranza politica chiara e solida e un programma di legislatura di ampio respiro e non ad un esecutivo nato soltanto con l'obiettivo di evitare le elezioni anticipate.

Il fatto nuovo del giorno è l'iniziativa politica del Pd che apre ufficialmente a un governo del rinnovamento come definito dallo stesso segretario dem Zingaretti. Punti fermi la richiesta di discontinuità e 5 punti, messi nero su bianco, per intavolare un confronto. Dovrà tuttavia essere un governo totalmente nuovo nelle persone e nei contenuti, e fondato su un accordo solido. C'è da lavorare tanto e in poco tempo.

Governo giallorosso, l'accordo Pd-M5s in 5 punti

Zingaretti ha esplicitamente detto no a un Conte bis, esclusi anche gli ex-ministri del governo Lega-M5S e gli ex dei governi Pd. Chi sta seguendo la trattativa spiega che i messaggi che arrivano dai pentastellati sono ondivaghi, ma su un punto sembra che siano d'accordo sia i dem che Di Maio: il no a Roberto Fico premier.

Un tale governo marchiato dalla discontinuità potrebbe avere l'appoggio non solo del Pd ma anche di Leu come annunciato al termine delle consultazioni. E anche dal gruppo Misto arriva l'indicazione ad evitare elezioni giudicate "pericolose".

In casa Forza Italia nessuno lo dice pubblicamente, ma è maggioritario il 'partito del non voto', preoccupato, anche se con sfumature diverse, dall'incognita urne subito. Berlusconi salirà al Quirinale per ribadire a Sergio Mattarella il suo 'no' secco a una nuova maggioranza M5S-Pd-Leu e sottolineare la ferma volontà di tornare alle elezioni con il centrodestra unito, lasciando, però, nello stesso tempo intendere di essere disponibile, qualora ci fosse un appello in questo senso del presidente della Repubblica, a partecipare -per il bene del Paese- a un esecutivo di ampio respiro

Intanto lo spread fra Btp e Bund decennali scende sotto quota 200 punti. Il differenziale di rendimento fra titoli di Stato italiani e tedeschi segna 198 punti.governo ultime notizie

Governo, diario della crisi: 20 agosto 2019

La crisi di governo si formalizza in Senato: dopo 12 giorni di "crisi al buio" il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si presenta dimissionario all'assemblea di Palazzo Madama. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte intervenendo in Senato ha annunciato le proprie dimissioni

Il presidente della Repubblica. Mattarella ha accettato le dimissioni di Conte pregandolo di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti. Da questo momento il governo è dimissionario e la crisi è - secondo la prassi costituzionale - ufficialmente aperta. Le consultazioni con le forze politiche dopo le dimissioni del governo Conte avranno inizio domani, mercoledì 21 agosto, alle ore 16.

Cosa ha detto Conte e cosa succede dopo le dimissioni: i tempi della crisi

All'ordine del giorno della seduta del Senato non c'era la mozione di sfiducia leghista ma solo le "comunicazioni" del premier. Alle ore 20:22 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rifiutato la mano tesa offerta dalla Lega con il ritiro della mozione di sfiducia. "Non possiamo affidarci a tatticismi e giravolte verbali" ha detto Conte. "Se Salvini non ha il coraggio politico di assumersi le proprie responsabilità me le assumo io. Andrò dal presidente della Repubblica". Poco prima il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli aveva detto: "La mozione di sfiducia della Lega al premier Conte oggi è stata ritirata, ma direi che è un po' tardi".

Durissimo lo scontro tra Conte e Salvini con il premier che ha pronunciato un discorso durissimo contro il ministro dell'interno accusando Salvini di aver violato il contratto di Governo inseguendo gli interessi del partito. 

Governo giallorosso, Renzi: "Pd non vuole poltrone"

Questa mattina il senatore del Pd Matteo Renzi intervenendo a Radio24 ha spiegato come - nell'eventualità che nasca un governo giallorosso - il Pd non chiederebbe nessuna poltrona al Movimento 5 stelle. I dem dovrebbero così assicurare un appoggio esterno ad un governo di scopo retto da un nuovo "contratto".  L'ex premier ha rilanciato l'idea di un governo istituzionale per evitare l'aumento dell'Iva. 

Sul fronte del Carroccio il vicepremier Matteo Salvini spiega di attendere le parole di Conte per prendere una decisione. Il leader della Lega ha nettamente smentito di aver avuto contatti negli ultimi giorni con il premier Giuseppe Conte e con il vice premier Luigi Di Maio.

Al palazzo dei gruppi al senato Matteo Salvini sta incontrando i senatori della Lega. L'ipotesi che si profila è che Salvini decida di ritirare i ministri della Lega solo dopo aver sentito le parole di Conte. La difficoltà del momento nella parole di Denis Verdini: "Come finisce questa crisi di governo? "Non lo so, non lo sa nessuno, è così complicato...".

Luigi Di Maio ha indirizzato una lettera aperta al presidente del Consiglio spiegando come i ministri del Movimento 5 stelle siederanno in Senato accanto a Conte.

Crisi di governo, tutto può succedere

Sempre più i partiti politici guardano al Quirinale come punto di riferimento per sbrogliare la matassa. Il presidente della Repubblica sarà la chiave di volta del rebus della crisi d'agosto anche se sarà proprio Sergio Mattarella ad aspettarsi parole il più possibile risolutive dai protagonisti della vicenda.

Durante le ultime ore del "governo del cambiamento" dall'assemblea M5S alla Camera e delle accuse del vice premier Matteo Salvini poche sono le certezze sull'evoluzione della crisi di governo.

Al Quirinale non si fa mistero del fatto che il capo dello Stato si attenda dalle forze politiche, dai partiti e dai gruppi "delle valutazioni coerenti e solide sulla configurazione di una possibile nuova maggioranza". 

Governo, diario della crisi: 19 agosto 2019

Alla vigilia delle comunicazioni del premier Conte in Senato, i contatti tra Pd e M5s sono andati avanti con discrezione. Il percorso tracciato già da qualche giorno viene confermato come intatto, senza negare difficoltà ("enormi") e la possibilità sorprese dell'ultimo minuto.

Il segretario Nicola Zingaretti non sposta di un millimetro il Nazareno dalla posizione ufficiale: governo "forte" o "meglio il voto". Intanto, però, gli 'sherpa' dem e quelli grillini sono andati avanti con lo scambio di messaggi e telefonate. 

"Al Colle, quando sarà il momento, potremo offrire una maggioranza superiore di quella M5s-Lega al Senato", viene assicurato da chi tiene contatti (e pallottoliere) tra le parti. L'allusione a 'transfughi' di Forza Italia che assicurerebbero anche di superare quei 162 sì avuti a palazzo Madama il giorno dello stop a Salvini.

Governo Pd-m5s: i primi nomi

L'accordo per proseguire la legislatura porrebbe l'accento sul pacchetto di misure da inserire nella legge di Bilancio per scongiurare lo scatto dell'Iva. È per questo motivo, per completare quel processo di digitalizzazione del Fisco capace di assicurare quel di più di entrate da usare per neutralizzare le clausole, che circolava il nome di Ernesto Ruffini per la squadra di governo.

E poi la figura del premier. Da questo punto di vista restano in campo diverse ipotesi. Se ("ma non è affatto scontato", viene sottolineato) ci dovesse essere un premier M5s, Roberto Fico resta il nome con le maggiori chance. In questo caso, la presidenza della Camera andrebbe al Pd (Franceschini oppure un renziano, a seconda delle alchimie). Nel totonomi però a scapito di un uomo di partito (Enrico Letta, Walter Veltroni) o di area (Raffaele Cantone, Enrico Giovannini), si farebbe spazio di ora in ora una figura da ascrivere al club delle "riserve della Repubblica".

Per quel che riguarda il Conte-bis, gli sherpa del Pd avrebbero confermato il loro 'no, grazie', escludendo però qualsiasi tipo di veto a un trasloco del premier alla Farnesina ("come Dini che ne '96 passò da palazzo Chigi al ministero degli Esteri") più che Bruxelles.

Le stesse fonti ammettono all'Adnkronos che resta sul campo "la spina Luigi Di Maio". Che ruolo potrà rivestire il capo politico del Movimento 5 stelle?

Crisi di governo, il giorno della verità: Conte sfida la Lega

Infine, la presenza di Matteo Renzi in un eventuale esecutivo di scopo: "Renzi non è candidato a nulla, perché lui non vuole e perchè ha fatto un ragionamento per l'Italia", sottolineano fonti vicine al senatore del Pd. Lo stesso varrebbe per Maria Elena Boschi. Diverso, invece, il discorso per qualcuno di 'area renziana'.

Per un possibile ingresso in un governo di scopo circolano i nomi di Anna Ascani, Simona Malpezzi, Lorenzo Guerini, Emanuele Fiano.

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