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Governo Draghi, rivolta nel M5S: "Il super-ministero non c'è, serve un nuovo voto su Rousseau"

A capeggiare il drappello degli scontenti è la senatrice Barbara Lezzi. Che chiede una seconda consultazione. "In mancanza di riscontri voteremo no alla fiducia." E l'ex Di Battista lancia l'ennesimo affondo all'esecutivo di SuperMario

Foto di repertorio

Dopo il via libera al governo Draghi il MoVimento 5 Stelle è sull’orlo di una crisi di nervi. Il drappello di rivoltosi si fa ogni ora sempre più numeroso. Il rischio di una scissione è dietro l’angolo. Le dichiarazioni rilasciate in queste ore da deputati e senatori del resto parlano da sole. "Molti che non si riconoscono più in un M5S geneticamente modificato come una pannocchia della Monsanto, se ne andranno" (Elio Lannutti, senatore). "L'esodo è iniziato e purtroppo non si arresterà" (Bianca Laura Granato, senatrice). "Scissione? È una dinamica da non escludere" (Pino Cabras, deputato). Il casus belli? Non solo l’appoggio al governo, decisa peraltro dagli iscritti, ma soprattutto la composizione del nuovo esecutivo che vedrebbe, secondo alcuni parlamentari, i 5 Stelle marginalizzati.  "Ci hanno asfaltato totalmente. Lega e Forza Italia contano più di noi" avrebbe riferito un parlamentare all’AdnKronos. 

Barbara Lezzi: "Il super-ministero non c'è, serve una nuova consultazione"

"Questa mattina ho inviato, insieme ad alcuni colleghi, una mail al Capo Politico, al Comitato di garanzia e al Garante del M5S per segnalare che la previsione del quesito posta nella consultazione dell'11 febbraio 2021 non ha trovato riscontro nella formazione del nuovo Governo” sentenzia sui social Barbara Lezzi. “Non c'è il super-ministero che avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell'Ambiente oggetto del quesito”. Per questo, si legge ancora nel post convidiso su facebook dalla senatrice, “chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione con un quesito in cui sia chiara l'effettiva portata del ministero e che riporti la composizione del Governo”. 

“È evidente che - spiega Lezzi -, in assenza di riscontro, al fine di rispettare la maggioranza degli iscritti che hanno espresso altra indicazione, il voto alla fiducia deve essere NO”. Come se non bastasse c’è anche un post scriptum indirizzato a Vito Crimi. “Gentile Capo Politico, in qualsiasi altro Paese e in qualsiasi altra forza politica, lei avrebbe tratto le più onorevoli conseguenze anziché minacciare espulsioni”. Dire che il clima è rovente è dire poco. 

La petizione per chiedere di ripetere il voto sul governo

Ma quanti sono i 5 Stelle pronti a salutare Beppe Grillo&Co? Secondo l’Adnkronos, si parla di dieci, quindici o addirittura venti eletti tra Camera e Senato con la valigia pronta. E mentre il governo Draghi giura al Quirinale, sulla piattaforma 'charge.org' viene lanciata una petizione per ripetere il voto che si è tenuto giovedì scorso sulla piattaforma Rousseau sul sostegno all'esecutivo guidato da Mario Draghi, passato ma con una percentuale abbastanza risicata (59,3%). E ora nelle chat dei parlamentari grilline, dove impazza la protesta sulla composizione della squadra e la nascita di un ministero, quello sulla Transizione ecologica, che non rispecchia le richieste di Beppe Grillo, rimbalza un articolo dello Statuto del M5S in cui si legge chiaramente che è possibile ripetere il voto, l'importante è che venga ripetuto entro 5 giorni. "La deadline è martedì, possiamo farcela", scrive in una chat visionata dall'Adnkronos un eletto M5S. "Dobbiamo per forza, o è la morte del Movimento", replica un altro parlamentare. "Fatte salve le procedure elettive stabilite con le modalità di cui al presente statuto - si legge - le decisioni rimesse agli iscritti s'intendono approvate qualunque sia il numero di partecipanti al voto. Entro 5 giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito dell'Associazione, il Garante o il Capo politico possono chiedere la ripetizione della consultazione, che in tal caso s'intenderà confermata solo qualora abbia partecipato alla votazione almeno la maggioranza assoluta degli iscritti ammessi al voto". Dunque il voto potrebbe essere ripetuto, ma a richiederlo dovrebbero essere Beppe Grillo o Vito Crimi. 

Governo Draghi: l'affondo di Alessandro Di Battista

E intanto anche Alessandro Di Battista torna ad attaccare a testa bassa il governo Draghi. Dopo aver annunciato il suo addio (o arrivederci?) ai 5 Stelle, l’ex parlamentare ha lanciato un affondo al nuovo esecutivo dalla sua pagina facebook. Nel mirino di Di Battista ci sono soprattutto Brunetta, Carfagna e Gelmini. “I tre - scrive - erano ministri nell'ultimo governo Berlusconi, un governo che ricordiamo soprattutto per le leggi ad-personam, ovvero il tentativo (in parte riuscito) di ‘deviare’ le Istituzioni per metterle al servizio di un leader politico”. 

“Nel 2008 - si legge nel post - i tre approvarono in Consiglio dei ministri il Lodo Alfano, un disegno di legge che poi venne votato dal Parlamento. Il Lodo Alfano serviva a creare un vero e proprio scudo penale per le quattro più alte cariche dello Stato. Un provvedimento che, in sostanza, violava il principio d'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Chiaramente venne licenziato per salvare Berlusconi dai processi. Ebbene io trovo immorale che politici che hanno speso tempo (e dunque denaro pubblico) non per occuparsi del Paese ma per risolvere le grane giudiziarie del loro leader, possano avere ancora ruoli così apicali”.

E ancora: “Quando la pubblica opinione conoscerà più nel dettaglio le scelte politiche prese da Draghi da Direttore del Tesoro, da Governatore di Bankitalia e da Presidente della BCE, magari, verrà trattato da comune mortale. Con i suoi pregi e con i suoi difetti. Un uomo che ha preso delle decisioni. A volte sensate ma molto spesso scellerate e soprattutto nefaste per il pubblico interesse. Tempo al tempo”. Di Battista parla ormai da ex. Ma presto molti parlamentari potrebbero seguirlo. 


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