Politica

"A luglio e agosto niente mascherine all’aperto, da giugno 700mila vaccinazioni al giorno"

"Mai più passi indietro": il sottosegretario alla Salute Andrea Costa spiega a Today.it i prossimi passi per le riaperture e tratteggia gli scenari delle prossime vacanze: "Anche i tamponi per il green pass devono essere gratuiti"

Il sottosegretario al Ministero della Salute Andrea Costa con il commissario Figliuolo

Dopo il Decreto legge sulle riaperture e il prosieguo della campagna vaccinale l’Italia si prepara a guardare il futuro con ottimismo: la speranza è che si possa tornare a una sorta di normalità già in queste settimane, sognando le vacanze grazie alla possibilità di vaccinarsi sempre più. Ottimismo confermato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, (Noi con l’Italia) che, per agosto, prevede un Paese alle prese con una vera e propria vaccinazione di massa e senza più le mascherine all’aperto. Proprio Costa, in un tweet, aveva detto: "Mai più passi indietro".

E allora tutti in vacanza senza mascherina?

"Innanzi tutto confermo che dobbiamo essere convinti di essere entrati in un periodo che ci porta verso un ritorno normalità e non possiamo permetterci passi indietro. Questa è anche la motivazione su cui si impostano le riaperture, con la consapevolezza di fare un passo dopo l’altro, ma sempre in avanti. Vorrei sottolineare alcuni aspetti dell’ultimo decreto, che ci ha fatti uscire dal clima di incertezza. Ci chiedevano date per pianificare e la politica si è assunta la responsabilità delle scelte. Per quanto riguarda la campagna vaccinale, stiamo andando a ritmo sostenuto, giugno sarà determinante con oltre 20 milioni di dosi e oggi la struttura in piedi è in grado di superare le 500mila dosi al giorno. Per quanto riguarda le vacanze, possiamo fare più di una riflessione, da un lato il posticipo della seconda dose ci consente una maggiore programmazione, soprattutto se pensiamo che per Pfizer e Moderna il richiamo è dopo 42 giorni. Poi dobbiamo pensare che per chi fa le vacanze prolungate, c’è la residenza anagrafica temporanea ed è una prima risposta. Ma non possiamo pensare di correre dietro al turista del fine settimana con il vaccino".

Quindi dobbiamo rinunciare a pensare alla possibilità che una persona possa vaccinarsi nella Regione in cui va in vacanza?

"Io sono dell’idea che tutto quello che si può fare, il Governo deve valutarlo. È chiaro che, nello specifico tema della vacanza, ci sono problemi logistici da superare, bisogna trovare un accordo tra regioni. Ci deve essere una compensazione perché se dalla Lombardia ci sono 50mila persona che vanno a trascorrere le ferie in Liguria, la Liguria deve organizzarsi in qualche modo. Il problema è che le piattaforme su cui si organizza la vaccinazione sono tutte diverse e non riescono a dialogare tra loro”.

Quale potrebbe essere il modo per uniformarle?

"Avevamo lanciato l’idea di usare la piattaforma di Poste Italiane. Qualche regione l’ha fatto, altre hanno continuato ad usare la propria ma lo comprendo. Oggi non c’è uniformità".

Questo è un problema.

"Eh sì, soprattutto di interfaccia dei dati"

Noi stiamo ragionando come se fossimo tutti intenzionati a passare una vacanza di un mese in Italia nella seconda casa. Ma possono sentirsi sicuri anche i 20enni e i 30enni che sono ancora lontani dal turno per il vaccino ma vogliono comunque partire, magari all’estero?

"Il Green Pass europeo permette spostamenti anche con il tampone negativo. Tutto sommato c’è una parità di trattamenti e diritti, si fa tampone e si va in vacanza tranquillamente. I tre criteri individuati dal Green pass mette tutti nelle condizioni di potersi spostare, c’è un elemento che però che manca. Se per chi ha fatto il Covid, le cure sono gratuite e per chi ha fatto vaccino, lo ha avuto gratuitamente, chi si deve fare il tampone lo paga. Secondo me i tamponi devono essere gratuiti, così creiamo condizioni di assoluta equità e uguaglianza".

Se nelle prossime settimane ci dovesse essere un ulteriore miglioramento, quali nuove aperture dovremmo aspettarci?

"Bè guardi, mi pare che con il decreto ultimo ci siano state aperture dappertutto. Rimangono fuori le discoteche. Con loro si sta facendo un ragionamento per cercare un protocollo per la riapertura. È chiaro che monitoriamo ogni settimana e se la situazione dovesse migliorare, non escludo che alcune ci possano essere altre aperture anticipate, che comunque ci sono già state: i congressi erano previsti per luglio e sono stati anticipati al 15 giugno, i centri commerciali riaprono già da questa settimana e poi pensi al coprifuoco".

Il problema delle discoteche qual è e come si supera?

"È oggettivamente il luogo dove l’assembramento è parte integrante. Secondo me pensare al distanziamento è pura utopia, bisogna studiare un sistema che permetta il controllo e il monitoraggio e il tracciamento degli accessi".

Senta Sottosegretario, si va avanti con la campagna vaccinale, ma quasi mai si è arrivati alle 500mila dosi al giorno e comunque non sembra esserci una vera accelerazione. Cosa stiamo sbagliando?

"No, però su questo faccio una riflessione. Vorrei ricordare che tre mesi fa, quando ci siamo insediati, venivano fatte 60mila dosi al giorno, ora le 500mila le stiamo raggiungendo con dati importanti nel fine settimana. Mi sento di dire che l’obiettivo è raggiunto e alcuni giorni è anche superato. Dico che oggi siamo pronti per andare oltre: a giugno arriveremo a 700mila dosi di vaccino al giorno e anche oltre. Solo a giugno prevedo 20 milioni di dosi. Capisce allora quando dico che a luglio e agosto potremo fare a meno delle mascherine".

Quindi per luglio tutti in vacanza e senza mascherine.

“Sempre con prudenza e senso di responsabilità”.

Non c’è davvero nulla che possa farci tornare indietro? Perché in passato abbiamo già affrontato fasi di ottimismo e ci sono stati anche passi indietro.

"Ma oggi l’elemento di novità è il vaccino, i passi indietro a cui si riferisce lei sono avvenuti in un tempo in cui non avevamo i vaccini".

Neppure le varianti?

"Ci sono fattori imprevedibili, ci auguriamo che la situazione sia sotto controllo, però è chiaro che dobbiamo dare un giudizio su oggi. Oggi i contagi scendono, i posti letto nelle Terapie intensive scendono, gli ospedalizzati scendono e i vaccinati aumentano. E poi anche la scienza e la ricerca va avanti".

Una volta guardavamo sempre l’indice Rt per capire in che situazione ci trovassimo dal punto di vista del contagio, ma adesso cambiano i criteri. Ci spiega nello specifico come si decidono adesso i nuovi colori delle regioni?

Una volta si guardava l’indice di contagio, ma perché eravamo in uno scenario senza vaccinati. Oggi con una popolazione di vaccinati in crescita, ha senso guardare ai numeri delle ospedalizzazioni, dell’occupazione dei posti letto, con parametri che ci consentono di dare risposte più coerenti”.

Lei ha detto che per luglio/agosto via le mascherine all’aperto. Prima o poi ce ne libereremo definitivamente o resteranno nel nostro uso e costume?

"Dobbiamo distinguere però fra zone all’aperto e al chiuso. È ragionevole pensare che ad agosto si possa prendere considerazione l’ipotesi di non portare la mascherina all’aperto".

La pandemia è stata un "disastro evitabile" e dichiarare l'emergenza prima del 30 gennaio 2020 "avrebbe potuto salvare 3,4 milioni di vite". Lo sostiene un rapporto indipendente pubblicato sull'autorevole rivista The Lancet nato da una richiesta, datata maggio 2020, dell'Assemblea Mondiale della Sanità al direttore generale dell'Oms. Quali errori abbiamo fatto e quali erano evitabili?

“Io credo che ci sarà un momento in cui la politica avrà modo per verificare eventuali scelte sbagliate. Oggi ci sono due priorità: uscire dalla pandemia e essere pronti ad affrontare una nuova pandemia. Adesso è il tempo di dare un contributo propositivo. Per quanto riguarda il futuro, credo che oggi esista un piano pandemico e ci sono quattro aziende italiane al lavoro con il Ministro Giorgetti (sviluppo economico, ndr) per arrivare alla produzione di vaccini certificati”.

Quindi siamo pronti per affrontare la prossima pandemia?

"Assolutamente, siamo pronti".

All'inizio della pandemia avevamo poche unità di terapia intensiva mentre si andava verso una privatizzazione della sanità. Quale sarà il lascito di questa pandemia? 

"Credo che la contrapposizione pubblico/privato non sia il tema. Il tema è dare una sanità di qualità e accessibile a tutti. Abbiamo esperienze di sanità convenzionata e privato che sono eccellenze. Certo ci sono le terapie intensive, e una serie di condizioni per poter affrontare l’emergenza dove credo ci sia stato un incremento e, anche nelle difficoltà, il sistema sanitario ha tenuto botta, grazie ai nostri ospedali e al personale sanitario”.

Dunque lei non cambierebbe nulla della nostra sanità?

"Una cosa è certa e siamo d’accordo tutto. Occurre investire e il Recovery (il fondo europeo per la ripresa, ndr) è un’opportunità. Dobbiamo potenziare la medicina sul territorio perché chi pensava che l’ospedalizzazione fosse la risposta a tutto, ha dimostrato di sbagliare. Io sono tra quelli che pensa che una rete esiste già, quella dei medici di famiglia, le farmacia. Si tratta di mettere tutto a sistema, facendo rete e con la telemedicina".


Si parla di