Politica

Quali sono i due grandi "dilemmi" che agitano il Movimento 5 stelle in queste ore

La prima questione è decisiva per gli equilibri del governo: è il voto su Matteo Salvini. Il secondo dilemma è invece di prospettiva: l'eventuale apertura alle liste civiche considerate il simbolo della mala-politica fino a ieri. Unica certezza: il passaggio è delicatissimo

ANSA

Sono due i grandi dilemmi che agitano il Movimento 5 stelle: e non si tratta certo di questioni di poco conto. La prima questione è decisiva per gli equilibri del governo, molto più delicati di quanto possa sembrare a uno sguardo superficiale: è il voto sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso Diciotti. Il secondo dilemma è invece di prospettiva: l'eventuale apertura ad alleanze con le liste civiche, in futuro, nelle elezioni comunali e regionali.

Caso Diciotti, il M5s pensa di lasciare la decisione alla base

E' sempre più concreta, in casa 5 Stelle, l'ipotesi di un voto online sul caso Diciotti. Una votazione sulla piattaforma Rousseau - che dovrebbe tenersi la settimana prossima e che, con altissime probabilità, sottrarrebbe Matteo Salvini dal processo - lascerebbe alla base M5S il 'fardello' di dover decidere la posizione da tenere sulla vicenda che ha portato all’accusa di sequestro di persona nei confronti del vicepremier leghista. Una scelta definitiva non è ancora sul tavolo, assicurano i vertici del Movimento, anche perché in queste ore difficili per i 5 Stelle, dopo la debacle abruzzese, ci si interroga con attenzione sulle scelte migliori da assumere e il dossier Diciotti è tra i più spinosi.

Ma la sensazione è che il voto online ci sarà. Quella della votazione online sembra ormai la tesi più avvalorata tra i pentastellati. Tanto che, riferiscono i beninformati all'Adnkronos, a Milano - dove ha sede l'associazione Rousseau - tutto sarebbe già pronto per dare la parola alla base, lasciandola decidere agli iscritti se negare o meno l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno.

Un voto online - il ragionamento che si fa spazio in queste ore - consentirebbe da un lato di non far gravare tutto il peso di una decisione scivolosa per il Movimento sulle spalle di Luigi Di Maio, dall'altro 'blinderebbe' il voto dei 'ribelli' pentastellati in Aula: il responso della Rete - secondo le regole grilline - non può essere ignorato e bypassato dai 'portavoce'. Dunque i senatori dovrebbero attenersi a quanto deciso dalla Rete, qualsiasi sia il verdetto.

Il M5s ha sempre votato sì alle autorizzazioni a procedere, e in casa pentastellata è stato sempre ritenuto sacro e intoccabile il principio legalitario secondo cui i politici, tutti e senza distinzioni, devono sempre sottoporsi ai processi, proprio come i comuni cittadini. A breve dovranno prendere una decisione. Piegarsi alle naturali logiche della strategia politica o preservare la propria presunta eccezionalità sul tema giustizia?

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Apertura alle liste civiche, per il M5s sarebbe svolta epocale

Luigi Di Maio ieri ha scelto il Blog delle Stelle per annunciare che, nei prossimi mesi, saranno fatte una serie di consultazioni in rete sull’organizzazione locale e nazionale, per parlare delle alleanze con le liste civiche. Cade un tabù vero e proprio in tal modo: il M5s ha spesso considerato le liste civiche "una truffa". Basta leggere cosa diceva solo due settimane fa Sara Marcozzi, candidata presidente M5S alle regionali in Abruzzo dello scorso 10 febbraio, secondo cui le coalizioni di centrosinistra e centrodestra erano composte soprattutto da liste civiche "che sono una truffa, sono lì solo per rastrellare voti, create apposta. Gli elettori di centrodestra e centrosinistra magari col voto alle civiche si illudono di poter scegliere il meglio, ma bisognerebbe spiegare loro che portano acqua alla carretta dei soliti che verranno eletti".

Decideranno gli iscritti alla piattaforma Rousseau, ma il solo fatto che se ne parli apertamente significa che c'è l'ok dei vertici del M5s. Senza il sì della Casaleggio, non si prendono decisioni che modificano le fondamenta stesse del M5s. Di Maio ha parlato addirittura della necessità di evitare di presentarsi là dove il Movimento non è maturo per farlo. "È necessario”, ha detto, "arrivare sempre alle amministrative con un percorso che preveda un lavoro sul territorio fatto di incontri con categorie, mondo del sociale, con gli amministratori. Non improvvisando come a volte accade. Questo vuol dire pure che dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci. Mi ha colpito il fatto che in alcune Regioni in questi anni siamo rimasti nella nostra zona di comfort, evitando di incontrare categorie importanti come ad esempio quelle dell’imprenditoria e del volontariato. È ora di farlo”. Gli apparentamenti con altre liste sul territorio sono ora una possibilità.

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Due dilemmi quindi da "normale" dialettica politica, da vero partito politico (e non c'è nulla di malevolo nel sottolinearlo): decidere se salvare l'alleato di governo da un processo che potrebbe lasciare scorie, e decidere se abbandonare la propria presunta eccezionalità del "mai alleati con nessuno" per allearsi apertamente, orgogliosamente, a livello locale, a seconda delle circostanze, con quelle liste civiche considerate fino ad ora il simbolo della cattiva politica, a volte definite persino "accozzaglie clientelari". 

I commenti in rete di iscritti e simpatizzanti sono cauti: "Qualcosa bisogna inventarsi comunque" scrive qualcuno confermando il passaggio storico complicato. Ma più che un'invenzione, la sensazione è che il bisogno di guardare alle liste civiche, tradizionalmente e fisicamente radicate sul territorio, in cui spesso trovano spazio personalità "riciclate" da altri partiti (per usare una terminologia cara al M5s) sia l'ammissione che il Movimento pentastellato ha una piccola crisi d'identità e sta attraversando la fase più delicata della sua storia. I sondaggi che certificano un distacco a doppia cifra dalla Lega non aiutano di certo.

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