Politica

Draghi salva il Referendum sulla cannabis, la Lega: "Una porcata"

Per ora la campagna referendaria è salva. Della Vedova (Più Europa) chiama la carica del Partito Democratico, Iezzi (Lega) a Today annuncia battaglia in Aula

Da sinistra Della Vedova, Cappato, Soldo, Magi

Era impossibile che 1.400 Comuni consegnassero i certificati elettorali di chi aveva chiesto il referendum entro le 48 ore rimanenti alla scadenza dei termini. Ci ha pensato il Governo di Mario Draghi a salvare la consultazione elettorale sulla cannabis legale. Lo ha fatto con un decreto legge, che proroga di un mese la possibilità di depositare le sottoscrizioni. Ora il termine ultimo per il deposito passa dal 30 settembre al 31 ottobre 2021. Ancora un mese di speranza dunque per dare la parola ai cittadini sulla legalizzazione della cannabis. La Lega, che in sede di Cdm si era astenuta, è pronta a bloccare tutto in Parlamento e, tramite il deputato Igor Iezzi, capogruppo della Lega in Commissione Affari costituzionali alla Camera, definisce la cosa “una porcata”, che rischia di provocare imbarazzi istituzionali. Che la partita si giocherà anche dentro le Aule parlamentari lo sa bene il sottosegretario per gli Affari Esteri Benedetto della Vedova (Più Europa) che chiede al Pd di battere un colpo e prendere una posizione: “Caro Pd, ora dicci da che parte stai”.

Intanto il referendum per la cannabis legale resta in quota. Ci sono altri 30 giorni per chiedere ai Comuni di consegnare, come doveroso che sia, i certificati elettorali di chi ha votato attraverso la piattaforma online. “Grazie al Governo Draghi, attento alle questioni di Stato e ai diritti – ha detto Della Vedova in un punto stampa tenutosi stamattina davanti Palazzo Chigi – Ma è ingiustificabile l’atteggiamento della Lega, che dimostra che puoi anche fare i referendum, ma questo non fa di Salvini un garantista e un difensore sincero del diritto. La Lega resta in difesa del merito prima ancora del metodo, ma in uno stato di diritto funziona al contrario. 

Non senza una certa ironia, il deputato di Più Europa Riccardo Magi definisce la Lega “stupefacente” per il suo non voto in consiglio dei Ministri perché “la stessa Lega aveva chiesto esattamente la stessa norma con degli emendamenti, in favore del referendum che la Lega stessa aveva promosso” cioè quelli sulla giustizia. Un vero tentativo di “sabotaggio” per Magi.

Il grazie al Governo arriva anche da parte di Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e co-promotore del Referendum Cannabis, per cui “si è evitato un danno non solo al referendum cannabis, ma al referendum, alla democrazia e alla partecipazione nel nostro Paese”. Infatti, se le cose non fossero andate così, si sarebbe assistito allo “Stato che impedisce allo Stato di esercitare un diritto garantito dallo Stato stesso”. “Ora finalmente possiamo guardare verso la campagna referendaria. Dispiace che la Lega non abbia voluto votare questo decreto, perché al di là del merito riguardava le regole e lo stato di diritto del nostro Paese''. 

Perché bisogna firmare il referendum sulla cannabis

Dunque da parte di chi vuole la cannabis legale c’è gioia per la scelta del Governo, ma sgomento per l’atteggiamento della Lega, tacciata di comportarsi diversamente a seconda del merito del referendum, dando così prova di senso civico. Accuse rigettate da Iezzi che, a Today.it, spiega: “Certo che con i nostri referendum abbiamo votato a favore, ma in Parlamento, quando erano stati loro a dirci di no, quindi sono loro che oggi ci contestano una ipocrisia che invece è sempre stata solo loro”. 

Iezzi si riferisce allo scorso giugno, quando la Lega aveva presentato un emendamento per permettere a tutti i referendum di avere un tempo di raccolta firme di quattro mesi anziché tre. Il Governo aveva detto di no e ne era nata una lotta nella quale i promotori del referendum sulla cannabis, a detta della Lega, avevano tentato di porre un limite di tempo che avrebbe salvato solo quello sull’eutanasia. “Siccome non ci sono riusciti in Parlamento, ci provano così. E’ una porcata perché fatta con decreto legge in meno di 24 ore dalla scadenza del referendum. Se non sono stati in grado di raccogliere le firme, potevano pensarci prima perché la richiesta dei certificati elettorali non è una cosa a sé, ma parte integrande della raccolta firme”. 

Inoltre Iezzi mette in guardia: “Le materie elettorali non si fanno mai con decreto legge, questa non lo è, ma ci si avvicina molto. Adesso il rischio è un imbarazzo generale se la Cassazione si dovesse trovare di fronte oltre 500mila firme raccolte legittimamente, ma con un Parlamento che nel frattempo dice di no”.

Già perché, mentre è attesa la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, che deve arrivare entro le 13 di domani (scadenza termini per la Cassazione) Iezzi non ha dubbi: “Daremo battaglia in Parlamento per bloccarla. Non esiste che in un Dl che parla di assegno temporaneo per i figli e versamenti Irap, ci sia anche il referendum sulla cannabis”. 

Forse è proprio in vista di questa battaglia che i promotori della campagna per la cannabis libera suonano la sveglia al Partito Democratico che, tramite i loro Ministri, avrebbe appoggiato la proroga di oggi. Ma come si comporterà al voto in Aula? Il Pd una posizione non l’ha ancora presa. Ma Più Europa, e con essa tutti i sostenitori del referendum, la esige. 
 


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