Politica

Voucher, referendum il 28 maggio: ora la battaglia è per l'election day

Susanna Camusso: "Unire le elezioni amministrative e il referendum in un'unica data". Si risparmierebbero 300 milioni di euro. Da Sinistra Italia al Movimento 5 stelle fino a Michele Emiliano (Pd) cresce il fronte per l'election day

ROMA - Dopo oltre quaranta giorni di attesa, da quando la Consultà ha 'sentenziato' l'ammissibilità dei due referendum contro i voucher e per la piena responsabilità solidale negli appalti, il governo ha deciso: si voterà domenica 28 maggio. Ma la battaglia della Cgil e delle opposizioni parlamentari non finirà: pochi minuti dopo la comunicazione di Palazzo Chigi sulla data del referendum è iniziata una vera e propria campagna per unire le elezioni amministrative e il referendum. E' iniziata la campagna per l'election day.

REFERENDUM 28 MAGGIO: COME E PER COSA SI VOTA

CGIL: "SI VOTI SOLO IL 28 MAGGIO" - Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha rilanciato immediatamente, pochi minuti dopo la comunicazione di Palazzo Chigi, la proposta di un election day per il referendum sui voucher che il governo ha deciso si può tenere il 28 maggio. Commentando la decisione dell'esecutivo, Camusso rilancia l'idea di accorpare la consultazione referendaria con quella per le elezioni amministrative che si terranno per alcuni Comuni e per la regione Sicilia. "Avevamo proposto un election day e rinnoviamo questa richiesta perché ci immaginiamo le polemiche sui costi", ha spiegato Camusso.

Vista la data scelta sarebbe possibile far coincidere le elezioni amministrative con il referendum e non è perché c'è una preoccupazione rispetto al quorum visto che i Comuni al voto non sono tanti. Sarebbe una scelta oculata in un'ottica di finanza pubblica.

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CHI VUOLE L'ELECTION DAY

EMILIANO (PD): "VOTERO' Sì" - "Possiamo evitare lo spreco di 300 milioni di euro: visto che il Consiglio dei ministri ha deciso di calendarizzare il referendum su appalti e voucher il 28 maggio, allora lo si faccia coincidere con la data delle elezioni amministrative. Ci vuole un election day". Questa la posizione di Michele Emiliano, candidato alla segreteria nazionale Pd. "Voterò due volte sì ai referendum della Cgil - aggiunge - perché le norme sul lavoro vanno azzerate e riscritte da capo, col contributo di tutte le parti sociali. Farsi dettare le ricette sulla scuola e sul lavoro dai poteri esterni non va bene".

SINISTRA ITALIANA: "IN BALLO 300 MILIONI" - "Il decreto che fissa la data delle elezioni amministrative, atteso per inizio aprile, deve necessariamente tenere conto della data scelta per il referendum, ed essere emesso entro il 1 aprile in modo da permettere l'accorpamento delle due consultazioni". È quanto chiede il senatore Francesco Campanella (Sinistra Italiana), facendo notare come "il governo Gentiloni ha una occasione per dimostrare di essere diverso dal governo Renzi, che non esitò a far pagare i costi delle sue politiche alla collettività, non accorpando il referendum sulle trivelle con le amministrative per paura di perderlo".

Questa volta i tempi per organizzare l'election day ci sono, Gentiloni non può fare finta di nulla: e non è proprio il momento di buttare al vento 300 milioni di euro, solo per sabotare il referendum in nome di una legge, il Jobs Act, le cui criticità sono sotto gli occhi di tutti.

M5S: "UNIRE REFERENDUM ED ELEZIONI" - A schierarsi per l'election day sono i capigruppo del Movimento 5 stelle di Camera e Santo, Vincenzo Caso e Michela Montevecchi: "Il referendum sui voucher e le elezioni amministrative si tengano nello stesso giorno. Con l'election-day il 28 maggio, il Governo potrebbe risparmiare centinaia di milioni di euro, garantendo al tempo stesso una vasta partecipazione al voto referendario. Oppure il governo Renzi-Gentiloni ha paura proprio del voto referendario sui voucher e temendo il raggiungimento del quorum vorrà sabotare il quesito, proprio come fece lo scorso anno su quello delle trivelle?".

MANIFESTAZIONE CGIL 8 APRILE 2017 - Intanto per l’8 aprile a Roma è prevista una grande manifestazione nazionale indetta dal Comitato nazionale per il Sì ai Referendum per il lavoro. L’appuntamento è a Piazza del Popolo a partire dalle ore 14 sino alle ore 17. Le conclusioni dal palco saranno affidate al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Ma da qui all’8 aprile, saranno tante le iniziative su tutto il territorio nazionale. Il 22 marzo, alle ore 18, si terrà a Roma, presso la Casa del Cinema, in largo Mastroianni 1, “Sì va in scena”: un incontro tra attori, registi, sceneggiatori, lavoratrici e lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura con Susanna Camusso. Altre iniziative coinvolgeranno nelle prossime settimane il mondo dell’associazionismo, dello sport, quello cattolico e religioso. Incontri ed assemblee sono previste nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro, nei musei e parchi archeologici. Per parlare con i cittadini che saranno chiamati al voto si terranno iniziative nei mercati, nei centri commerciali e nei centri anziani. Previsto perfino un lavoro di “Porta a porta” nei caseggiati di tutto il territorio nazionale.

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I DUE QUESITI REFERENDARI

VOUCHER: CANCELLAZIONE DEL LAVORO ACCESSORIO

Il quesito chiede l'abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio contenute nel Jobs act. Oggetto del referendum è, in particolare, l'abrogazione degli art. 48, 49 e 50 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 recante "Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell'art. 1 comma 7 della legge 10 dicembre 2014, n. 183". La Cgil sottolinea che il 2015 ha visto un boom dell'utilizzo dei voucher, i buoni utilizzati come sistema di pagamento per il lavoro occasionale di tipo accessorio, creati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero.

Se vincono i sì al referendum vengono cancellati i voucher "attraverso cui, sempre più spesso  - spiega il sindacato - il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali. Il loro abuso determina una sommersione anzichè un'emersione del lavoro nero e irregolare". 

APPALTI: REINTRODUZIONE DELLA PIENA RESPONSABILITA' SOLIDALE

Si richiede l'abrogazione di parte dell'art. 29 della Legge Biagi. In particolare, si tratta del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, recante "Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 comma 2". In sostanza, il quesito chiede che ci sia un'uguale responsabilità, in tutto e per tutto, tra appaltatore e appaltante nei confronti di tutto ciò che succede nei rapporti di lavoro.

 La Cgil spiega che l'abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell'occupazione nei casi di cambi d'appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo. L'obiettivo è rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo e applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro.


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