Politica

Non indipendenza ma più autonomia: i referendum (legali) in Veneto e Lombardia

L'onda lunga del referendum in Catalogna arriva in Italia. Il 22 ottobre lombardi e veneti votano un referendum consultivo per chiedere maggiori autonomie, ma anche in Sardegna e Emilia-Romagna cova il fuoco dell'autonomismo

I presidenti della Regione Lombardia Roberto Maroni (s) e della Regione Veneto Luca Zaia (d) sul palco del tradizione raduno della Lega Nord a Pontida (Bergamo), 17 settembre 2017. ANSA/ PAOLO MAGNI

Un voto popolare, dichiarato illegittimo dalla Corte suprema di Madrid, 800 feriti negli scontri tra cittadini e Guardia Civil, risultati incontrollabili (avrebbe votato il 42% degli aventi diritti, con il 90% di sì), e la Spagna che esce indebolita nella sua credibilità dal tentativo di fermare la secessione della sua regione più ricca, la Catalogna.

Su Barcellona e le altre città catalane si concentra l'attenzione internazionale nell'attesa dello sciopero generale indetto nello stesso giorno in cui il parlamento catalano potrebbe proclamare l'indipendenza. Tuttavia i riflettori si sposteranno a breve a poche centinaia di chilometri sull'Italia dove per il 22 ottobre verranno celebrati i due referendum sul cosiddetto regionalismo differenziato in Lombardia e in Veneto.

I cittadini delle due regioni a guida leghista verranno chiamati infatti alle urne per due consultazioni convocate nel pieno rispetto della legge, e in linea con i dettami della Costituzione repubblicana.

I referendum sono legali? Cosa vuole dire "referendum senza quorum"?

Lombardia e Veneto, cosa dicono i due referendum 

Il 22 ottobre 2017 i cittadini della Lombardia e del Veneto chiamati alle urne dalle ore 7 alle 23, troveranno sulla scheda un quesito che non chiede la secessione delle due regioni, ma la concessione di una maggiore autonomia dallo Stato centrale secondo il modello delle Regioni a statuto speciale.

Maroni: "L'Ue dorme, rafforzare ruolo delle Regioni"

La consultazione caldeggiata dalla Lega che guida le due Regioni, ha trovato ampio consenso anche tra le forze di opposizione, sul testo che lombardi e veneti troveranno sulle schede.

"Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadrodell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie perrichiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari diautonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116,terzo comma della Costituzione?".

Più semplice il testo che i cittadini del veneto troveranno sulle schede nelle urne il 22 ottobre. 

"Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?".

In quanto consultive, le due consultazioni non hanno valore vincolante ma potrebbero avviare, in caso di vittoria dei Sì, una trattativa tra le Regioni e il Governo. Il Governatore Zaia negli ultimi interventi chiarisce quali sono le prerogative della "nuova autonomia" che il Veneto rivendica. 

Zaia: "Vogliamo tutte le 26 competenze previste"

Se i referendum autonomisti di Veneto e Lombardia era già in calendario da tempo, l'effetto contagio dei fatti di Barcellona è già arrivato nei Paesi Baschi ma anche in Italia si agitano vecchie bandiere autonomiste che si fanno scudo del principio di autodeterminazione dei popoli.

Al Nord la fase indipendentista simile a quella che sta vivendo la Catalogna, si è già conclusa quando la Lega "rivoluzionaria, secessionista" di Umberto Bossi che nel 1997 proclamò l'idipendenza della Padania si tramutò nel 2001 in un movimento riformista al governo con Berlusconi. 

"Sardegna come la Catalogna", ritorna la voglia di indipendenza

Referendum anche in Emilia-Romagna

Veneto e Lombardia, i referendum sono legali

I referendum si fondano sulla norma prevista dal Titolo V della Costituzione sui rapporti tra Stato e Regioni, all’articolo 116, mai utilizzato prima di ora. In Lombardia sarà sperimentato per la prima volta il voto elettronico, mentre in Veneto si voterà unicamente nei seggi tradizionali con le schede cartacee. Le urne saranno aperte dalle ore 7 alle 23.

Referendum senza quorum, cosa succederà

I referendum in Lombardia e Veneto sono di tipo consultivo, non è previsto un quorum e si tratta fondamentalmente di un quesito di indirizzo politico di cui anche il Governo dovrà tenere conto. 

In caso di vittoria dei Sì, le Regioni avranno un mandato popolare per condurre una trattativa con il Governo che potrebbe sfociare in una proposta di legge, che dovrà essere approvata da entrambi i rami del Parlamento. 

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"Sardegna indipendente", una legge per il referendum

Il deputato di Unidos Mauro Pili ha depositato una proposta di legge costituzionale che prevede "la facoltà del Popolo Sardo di esprimersi con un referendum sull'indipendenza". "Un'iniziativa legislativa che sottoponiamo alla condivisione di tutti coloro che riterranno necessario questo passo, nel rispetto del democratico diritto del Popolo Sardo di decidere il proprio futuro", precisa il parlamentare ed ex presidente della Regione Sardegna, convinto che l'isola sia trattata "come la peggior colonia di Stato, violentata a colpi di missili e bombe, da discariche tossiche a industrie inquinanti".

"E' evidente che se la presidente della Camera dei Deputati non dovesse dichiarare ammissibile la proposta di legge nella nuova formulazione, e quindi rigettarla, ne scaturirebbe un contenzioso giudiziario di livello internazionale - sostiene Pili - proprio perchè verrebbe leso un primordiale diritto universale e quello di un parlamentare di svolgere la propria funzione legislativa. Sarebbe un vulnus giuridico costituzionale alla pari della mancata legittimazione del referendum catalano. Un 'casus' tutto giudiziario da affrontare sia nell'ambito della Corte di giustizia europea che a livello di Nazioni Unite". 

"Nei giorni scorsi ho incontrato a Barcellona i vertici politici e istituzionali catalani per intraprendere già da oggi una comune azione giudiziaria a livello internazionale per il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione dei Popoli inquadrati nell'ambito di Stati post coloniali", ha aggiunto Pili.

Esposto per il riconoscimento dell'autodeterminazione dei popoli

"Abbiamo dato mandato a legali sardo-catalani di predisporre un percorso comune, a partire dalle reciproche violazioni subite, da una parte quella catalana della delegittimazione del referendum e dall'altra quella sarda con la paventata inammissibilità della proposta di legge costituzionale a mia firma. Tra la Sardegna e la Catalogna non ci sono analogie economiche ma -  conclude l'onorevole Pili - esiste una forte consonanza identitaria e democratica. Si tratta di due entita' ben definite sul piano etnico e culturale, con la legittima aspirazione a decidere il proprio futuro".

"Si voti anche per l'autonomia della Romagna", via alla raccolta di firme

Referendum anche in Emilia-Romagna

Dopo i referendum sull'autonomia del 22 ottobre, la Lega Nord lancerà una raccolta firme affinchè si possa indire anche in Emilia-romagna una consultazione sui modelli lombardo e veneto. E' quanto ha ribadito il segretario romagnolo del Carroccio, Jacopo Morrone, in una nota diffusa alla vigilia dell'assemblea regionale incentrata sul tema.

Morrone critica la via intrapresa dal presidente emiliano-romagnolo, Stefano Bonaccini, che ha avviato una trattativa con il Governo per negoziare maggiore autonomia regionale.

"Bonaccini, la cui risoluzione sull'autonomia, per la sua vaghezza che ad esempio non tocca nemmeno il tema del residuo fiscale, e' carta straccia, cosa vuole fare in Emilia Romagna? Noi, di certo, dopo i risultati dei referendum di ottobre lanceremo la raccolta di ottantamila firme affinche' anche qui si possa indire una consultazione", ha garantito. "Il nostro obiettivo è semplice e molto chiaro- ha continuato -: diamo la parola ai cittadini e con la forza del voto popolare andiamo a Roma a rivendicare maggiori competenze e più risorse. Vogliamo chiamare la gente a esprimersi sull'autonomia e lo vogliamo anche in merito a una specifica autonomia della Romagna: il nostro punto fermo resta la necessità di un mandato popolare".

Venetisti: boom di commenti sui profili social

Zaia: "Vogliamo tutte le 26 competenze previste"

"I movimenti indipendentisti come quello della Catalogna si ripeteranno in Europa e nel mondo. Dobbiamo ora chiederci fino a che punto le carte costituzionali siano mummificate e fino a che punto si possa liquidare il popolo a manganellate". Non usa mezze parole il governatore del Veneto Luca Zaia commentando i fatti di Barcellona: "Da ieri la Spagna ha definitivamente perso la Catalogna e ha perso una grande occasione per esercitare la democrazia rappresentata dalla consultazione popolare". Poi introduce il grande tema dell'autonomia del Veneto:

"E' logico che il Veneto, nell'alveo della legge, debba chiedere tutto quello che è possibile, noi vogliamo tutte 26 le competenze previste dalla Costituzione. Noi non abbiamo ambiti preferenziali, non puntiamo ad andare a fare prove generali di autonomia. Questo - ha spiegato - l'ho già detto in un mio incontro a Padova con l'allora ministro per gli affari regionali Enrico Costa, quando mi suggerì di iniziare a trattare su qualche competenza. Noi non stiamo scherzando, le competenze le vogliamo tutte".

 "Non è un atto di presunzione, voglio essere io a concludere l'operazione dell'autonomia veneta" chiosa il governatore del Veneto.

Venetisti: boom di commenti sui profili social

"Veneto come la Catalogna...Siamo tutti sotto dittatura!", "Fatevi valere e mostrate il diritto di voto, perché hanno una paura folle. Sono molto vicino a tutti i catalani!". Come riporta Padova Oggi i profili social dei 'venetisti' e dei movimenti autonomisti del Nord-est sono un turbine di commenti, post e condivisioni dei video che mostrano il braccio di ferro tra il popolo catalano e il Governo di Madrid.

Maroni: "L'Ue dorme, rafforzare ruolo delle Regioni"

"Quello che è successo in Catalogna avrà sicuramente un riflesso in Europa, ma la Commissione Europea fa Ponzio Pilato e commette un errore tragico perché quello che succede a Barcellona riguarda tutta l'Europa. Non è bastata la Brexit, a Bruxelles dormono". Così il governatore della Lombardia Roberto Maroni.

"Siamo vicino al popolo catalano e spero che si trovi una soluzione per rafforzare il ruolo delle Regioni. Ne trarrebbe beneficio anche la Lombardia", ha aggiunto il governatore lombardo. "Il referendum sul 22 ottobre è una cosa diversa rispetto a quello della Catalogna perché quello è un referendum giudicato illegale dal governo spagnolo che chiedeva l'indipendenza, noi lavoriamo nell'ambito dell'unità nazionale".

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