Politica

Così Renzi dice Ciao a Conte

Il piano del leader di Italia Viva per il Recovery Plan serve a far litigare MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico. Con l'obiettivo di sostituire l'avvocato a Palazzo Chigi con Draghi. Riuscirà?

Dopo il piano non poteva che toccare al contropiano. Il Pnrr (Piano nazionale di resistenza e resilienza) di Giuseppe Conte per spendere i soldi del Recovery Fund ha ufficialmente, dopo ieri, un concorrente: il Ciao (acronimo che sta per "Cultura, infrastrutture, ambiente, opportunità") di Matteo Renzi. E il nome non fa soltanto dire che così il senatore di Scandicci si prepara al "ciaone" nei confronti del presidente del Consiglio, ma riecheggia anche lo "stai sereno" che all'epoca del suo debutto sulla scena nazionale come segretario del Partito Democratico il fiorentino mandò a Enrico Letta. 

Così Renzi dice Ciao a Conte

Alla fine Renzi ha rinunciato all'idea di sfiduciare Conte in Senato durante l'ultima discussione sulla legge di bilancio, come aveva in animo di fare. Ha invece scelto l'arma più tradizionale della conferenza stampa per presentare le sue richieste a Palazzo Chigi nel penultimatum in cui ha individuato quattro priorità per spendere i 209 miliardi di fondi destinati all'Italia e che rappresenta l'antipasto mediatico per quello che domani una delegazione di Italia Viva presenterà formalmente al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Minacciando che se non ci sarà l'accordo Iv uscirà dal governo. E tornando di nuovo a chiedere di prendere i soldi del Mes, ben sapendo che il MoVimento 5 Stelle non può accettare questa soluzione senza spaccarsi. 

L'obiettivo dietro l'offensiva di Renzi è scoperto e palese: per questo su Palazzo Chigi comincia a stagliarsi l'ombra della crisi a gennaio e la poltrona di Conte comincia a ballonzolare. E che potrebbe risolversi all'ultimo anche con un'ennesima "soluzione politica": quella di far uscire i ministri di Iv dall'esecutivo mantenendo l'appoggio esterno alla maggioranza che tiene in piedi Conte. Una scelta che permetterebbe a Renzi di svolgere un ruolo critico all'interno della maggioranza e anche di schivare le accuse sulla voglia di poltrone che lo muove. L'obiettivo più difficile da raggiungere, ma non impossibile ad oggi, è invece riuscire a far sostituire Conte da un altro inquilino tecnico e da un nuovo governo a cui dare l'appoggio per lo meno fino al momento dell'elezione del presidente della Repubblica. Visto che il semestre bianco comincia alla fine di agosto, si tratterebbe di reggere per altri otto mesi, portare un uomo di centrosinistra al Quirinale e poi andare alle urne. Dove però la vita di Italia Viva non si preannuncia facile. 

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I piani alternativi d'altra parte sono pericolosi anche per il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico: i parlamentari Pd ancora vicini a Renzi fanno notare che il partito di Conte toglierebbe voti alle due gambe della maggioranza in eventuali elezioni in cui sarebbe il centrodestra a vincere. Il rimpasto, suggerito da Goffredo Bettini, dovrebbe essere fatto in modo da far prendere l'iniziativa a Conte ma il premier sa che così si troverebbe al centro delle polemiche con gli alleati più grandi (elettoralmente) dei renziani. 

Il governo Conte-Ter e l'alternativa Draghi

Il Fatto Quotidiano intanto si occupa dell'altro fronte caldo del rimpasto, ovvero il M5s: “Ora bisogna capire se rispondergli o meno, perché è evidente che cerca pretesti per la crisi di governo”, dice un big del MoVimento. Invece una fonte ben introdotta a palazzo Chigi soffia di nuovo la possibile soluzione, quella d’urto: “In questi giorni Giuseppe Conte lo ha detto anche ad alcuni parlamentari grillini: ‘Se la situazione precipita potremo fare qualcosa d’altro’ ”. Cosa, di preciso? Intanto anche M5s e Pd presenteranno contro-proposte a Conte sul Recovery Plan. In particolare, spiega ancora il quotidiano di Travaglio, chiederanno altri miliardi per estendere il superbonus (l’agevolazione fiscale per le spese di efficientamento energetico come il fotovoltaico) a tutto il 2023 e due miliardi per favorire le esportazioni delle imprese (nell’attuale documento sono previsti 400 milioni). Inoltre il Movimento vorrebbe due miliardi in più per gli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro. 

L'alternativa al rimpasto è il governo "tecnico" guidato da una personalità illustre che potrebbe avere anche l'appoggio di Forza Italia e forse della Lega. Ma in questo caso dovrebbe portare il paese alle elezioni entro poco tempo. Un'utopia ad oggi. Perché il primo a non accettare una soluzione del genere sarebbe proprio Draghi. 


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