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Giustizia, Renzi: "Tribunali chiusi per ferie solo venti giorni"

Così il premier risponde su Twitter a un follower. Questa sera sarà ricevuto da Napolitano al Quirinale. Domani la riforma sarà varata dal Consiglio dei ministri

ROMA - Matteo Renzi torna a parlare della riforma della Giustizia. E lo fa spiegando con un post su Twitter che il "taglio" delle ferie giudiziarie dei tribunali a venti giorni "è un simbolo, ma è importante. L'arretrato si risolve in un altro modo. Domani facciamo un dl ad hoc su questo. #italiariparte".

Di giustizia e tribunali Renzi si occupa in un altro tweet, sempre in risposta ad un suo follower che ha preso come esempio positivo "la storia del tribunale di Torino" da cui "tutta l'Italia dovrebbe prendere esempio". "Sono d'accordo", è la risposta del premier, che aggiunge: "Mario Barbuto, che ha risolto i problemi della giustizia di Torino è adesso a Roma a lavorare con Andrea Orlando". 

Ad accendere il dibattito sul web sulla riforma della Giustizia, dopo la rottura nella maggioranza, erano stati due annunci, proprio su Twitter, fatti da Renzi mercoledì in serata. Il premier confermava soprattutto la volontà di combattere la lentezza dei tempi della giustizia civile: "Il nostro obiettivo è dimezzare entro mille giorni l'arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno anziché tre come oggi". E ancora: "Dimezzeremo la chiusura estiva dei tribunali: solo 20 giorni".

I PUNTI DELLA RIFORMA - Il Consiglio dei ministri di domani dovrebbe approvare la riforma della Giustizia. Mentre sulla parte penale l’accordo è ancora in alto mare sui punti più delicati, dovrebbe avere vita più facile la parte sul civile, tesa soprattutto a ridurre i tempi biblici dei processi.  ”Il nostro obiettivo è dimezzare entro #millegiorni l’arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno, anziché tre come oggi”, twitta ancora il premier. Su questo fronte la riforma ruota intorno al procedimento arbitrale, si legge in una delle bozze del decreto che sarà all’esame del Cdm di venerdì. In sostanza, si potrà risolvere tutto davanti agli avvocati. “Nelle cause dinanzi al tribunale, o in grado d’appello pendenti, che non hanno ad oggetto diritti indisponibili e che non vertono in materia di lavoro, previdenza e assistenza sociale, nelle quali la causa non è stata assunta in decisione, le parti con istanza congiunta, possono chiedere di promuovere un procedimento arbitrale”.

SEPARAZIONE E DIVORZIO - Il giudice dovrà disporre la trasmissione del fascicolo al presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati del circondario per la nomina del collegio arbitrale. Gli arbitri saranno individuati, “concordemente dalle parti o dal presidente del consiglio dell’ordine, tra gli avvocati iscritti da almeno tre anni all’albo che non hanno avuto condanne disciplinari definitive e che, prima della trasmissione del fascicolo, hanno reso una dichiarazione di disponibilità”. Le parti si impegnano a cooperare “in buona fede e con lealtà, per risolvere in via amichevole la controversia”, si legge nella bozza. Con questa stessa riforma dovrebbe diventare più facile ottenere la separazione o il divorzio. Grazie alla convenzione di negoziazione assistita da un avvocato, la procedura potrà essere ”conclusa tra coniugi, al fine di raggiungere una soluzione consensuale di separazione personale, di cessazione degli effetti civili del matrimonio”. Il nuovo strumento, però, non potrà essere utilizzato nei casi di figli minori e maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti. L’avvocato della parte è obbligato a trasmettere, entro il termine di dieci giorni, all’ufficiale dello stato civile del comuni in cui il matrimonio è stato trascritto, copia autenticata dell’accordo. 


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