Rassegna

I funerali del vescovo negazionista (con bara aperta e baci alla salma) diventano un focolaio

Amfilohije Radovic, figura religiosa di spicco della chiesa ortodossa serba, era solito dire ai suoi fedeli: "In attesa del vaccino abbiamo i pellegrinaggi, il Vaccino di Dio". In migliaia per l'ultimo saluto

I funerali del vescovo Amfilohije Radovic in una foto EPA/

Nel pieno della prima ondata di coronavirus in Europa, il vescovo della chiesa ortodossa serba Amfilohije Radovic, figura religiosa di spicco, era solito dire ai suoi fedeli: "In attesa del vaccino abbiamo i pellegrinaggi, il Vaccino di Dio". 

In più occasioni è comparso in pubblico senza mascherina e le linee guida sanitarie non erano rispettate alle sue funzioni religiose. E' morto di Covid. Poi i suoi funerali a Podgorica,  la capitale del Montenegro, si sono trasformati in un focolaio di Sars-Cov-2. 

I funerali di Amfilohije Radovic sono diventati un focolaio

Al funerale hanno preso parte migliaia di persone. Il patriarca Irinej, 90 anni, capo della Chiesa ortodossa serba, è risultato positivo. "È ricoverato in un ospedale a Belgrado. È senza sintomi ed è in ottima salute", è stato reso noto in un comunicato. Alla cerimonia per un ultimo saluto a Radovic hanno partecipato anche il primo ministro designato del Montenegro Zdravko Krivokapic e il presidente serbo Aleksandar Vucic e si ritiene che molte altre persone abbiano contratto il Covid-19, incluso il successore di Amfilohije che avrebbe una “lieve polmonite”.

Le autorità locali temevano che l’evento potesse rappresentare un rischio per la salute pubblica e avevano lanciato avvertimenti in tal senso, caduti però nel vuoto, come racconta la BBC:

Le persone in lutto si sono radunate all'evento senza mascherine e molti hanno baciato il corpo del vescovo che giaceva in una bara aperta.

Amfilohije, in italiano Anfilochioal secolo Risto Radović, pur avendo trascorso l’intera vita al servizio della Chiesa, "è stato anche un politico, si legge in un articolo di Osservatorio Balcani e Caucaso - Ha studiato a Belgrado, Roma ed Atene; parlava cinque lingue, aveva un’energia straordinaria e grandi capacità organizzative, eppure negli anni Novanta aveva appoggiato quasi incondizionatamente la politica criminale di Slobodan Milošević. È vero sì che nel 1996 era sceso in piazza insieme agli studenti per protestare contro Milošević, ma cinque anni dopo lo ha visitato nel carcere [di Belgrado] prima che venisse trasferito all’Aja. Affermando successivamente di essere dispiaciuto per non aver testimoniato in difesa di Milošević".


Si parla di