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Chiude il centro, via 32 migranti e il paese non ci sta: "Ingiusto, non sono pacchi postali"

Succede a Ripabottoni, borgo di poco più di 500 abitanti in provincia di Campobasso, dove diversi cittadini hanno protestato contro la decisione della Prefettura

Se in gran parte di Italia si manifesta, in alcuni casi anche con violenza, contro l'arrivo di migranti e profughi, in un comune molisano i cittadini protestano contro la decisione della Prefettura di mandare altrove i 32 richiedenti asilo che finora avevano ospitato.

Succede a Ripabottoni, dove la chiusura del centro di accoglienza straordinaria Xenia praticamente da un giorno all'altro (mentre invece ne era già stata disposta la dismissione progressiva visto che nel paese ora c'è anche uno Sprar) ha suscitato le proteste degli abitanti: 152, su poco più di 500 anime complessive, hanno firmato una petizione per non far andare via quei migranti, come scrive il sito locale Primo Numero. Quelle firme però non sono mai arrivate in Prefettura di Campobasso, perché i delegati della comunità non sono stati nemmeno ricevuti. 

Quella stessa comunità che si era integrata con i giovani ospiti del centro, "facendo dell'accoglienza, per la prima volta, una politica concreta e quotidiana", come ha spiegato Domenico Piedimonte, uno dei delegati che ha provato a portare le firme al Prefetto.

"I nostri concittadini – si legge in un volantino stampato e diffuso da don Gabriele, il parroco del paese - hanno iniziato a interagire con questi ragazzi stabilendo ottimi rapporti con loro. Le nostre due comunità cristiane, cattolica e protestante, li hanno inseriti nelle rispettive attività. Tante persone si sono attivate in diverse forme di aiuto. Diciamo allo Stato che l’economia non deve travalicare il bene della persona. Questi ragazzi non sono pacchi postali". 


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