Rassegna

La scienza italiana tifa Sputnik

L'intesa tra l'istituto Gamaleya e lo Spallanzani di Roma. Intanto ieri Putin ha ricevuto la prima dose di un siero, ma il presidente russo non ha voluto rivelare quale sia stato utilizzato per immunizzarlo

La scienza italiana tifa Sputnik. Il vaccino russo il cui nome completo è Sputnik-V ed è uno dei tre sieri usati nel paese di Vladimir Putin è ancora al centro del dibattito sulla sua utilità e oggi La Stampa racconta in un articolo a firma di Francesca Sforza dell’intesa tra due strutture di rilevanza nazionale come lo Spallanzani di Roma e l’istituto Gamaleya di Mosca. Il prossimo 10 aprile gli esperti dell’Ema saranno a Mosca per fare le loro valutazioni sulle possibilità di dare il via libera al vaccino russo. "Dopo di allora – ha detto l’assessore alla Regione Lazio Alessio D'Amato nel caso di un via libera da parte dell’Ema, siamo pronti a firmare un memorandum affinché tra lo Spallanzani e il Gamaleya si inauguri uno scambio di ricercatori e si avvii al più presto una cooperazione fruttuosa, senza troppa burocrazia in mezzo».

Le valutazioni fatte sul farmaco russo durante l’incontro sono state tutte positive. «Sputnik V è un’arma a disposizione in più – ha detto il direttore di malattie infettive del Sacco di Milano Massimo Galli –. Stando a quanto ha scritto The Lancet, il sistema sviluppato dai russi è molto interessante: parte dal principio, del tutto innovativo, di usare due vettori virali tra la prima e la seconda dose in modo che la seconda stimolazione non sia contrastata dagli anticorpi umani».

Ieri Vladimir Putin ha ricevuto la prima dose di un vaccino russo contro il coronavirus ma il presidente non ha voluto far sapere con quale dei tre sieri a disposizione di Mosca si è vaccinato. Intanto l'istituto Gamaleya lavora anche a Sputnik light, un siero di cui basterà una sola dose. 

«La scienza è neutra – ha aggiunto il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia – distante da interessi industriali e geopolitici, noi mettiamo al centro il cittadino e i suoi interessi».

 Intanto il Fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) ha chiesto la partecipazione del vaccino contro il coronavirus Sputnik V al meccanismo internazionale di condivisione dei vaccini COVAX. "È stata presentata una domanda di partecipazione dello Sputnik V al programma COVAX", ha precisato il direttore del fondo Vladimir Primak. L'OMS attribuisce grande importanza al meccanismo COVAX, che coinvolge 190 Paesi. Secondo i termini del programma, i Paesi con alti livelli di reddito pagano i vaccini, sovvenzionando così gli stati finanziati. Secondo le stime attuali, due miliardi di dosi di vaccino devono essere prodotte e distribuite uniformemente in tutto il mondo", ha spiegato.

L'Italia intanto sembra pronta ad avere un ruolo chiave nella produzione dei vaccini, compreso lo Sputnik. "Auspico che l'Ema lo autorizzi quanto prima. Vediamo con interesse l'approccio della Russia per la sua produzione in Italia: da parte nostra c'è la massima apertura alla collaborazione con il governo russo e con il Fondo per gli Investimenti Diretti", ha confermato Marcello Cattani, coordinatore del gruppo prevenzione di Farmindustria nel corso della tavola rotonda italo-russa dedicata allo Sputnik V. 


Si parla di