Rassegna

Il testamento di dj Fabo: "La mia vita non ha più senso, morire è un diritto sacrosanto"

Lo scritto è stato reso noto dall’associazione “Luca Coscioni” e ripreso dall'Ansa. Il ragazzo ripercorre le tappe della sua vita fino all’incidente e alla scelta finale

"Ero un trascinatore, ora non ho più voglia nemmeno di uscire, le mie giornate sono intrise di sofferenza e dolore". E' un passaggio del testo autobiografico inedito consegnato all’associazione Luca Coscioni da Fabiano Antoniani, il ragazzo che ieri ha scelto di morire in Svizzera.

Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 febbraio 1977, all’età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso.

Il 39enne parla delle sue passioni: la musica, il motocross, i viaggi. Ripercorrendo le tappe principali della sua vita e soffermandosi sull’incidente che lo aveva reso cieco e paraplegico, Dj Fabo racconta: "Dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita", scrive ricordando quel giorno terribile.

Dj Fabo parla ancora di sé come di un "giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita". E continua: "Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione. Fermamente deciso - conclude - trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia". Da qui il contatto con l’Associazione Luca Coscioni, "una realtà che difende i diritti civili in ogni fase dell’esistenza dei cittadini. Compreso il diritto sacrosanto di morire. Grazie. Fabiano Antoniani".


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