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Uno Bianca, nuovo permesso premio per Alberto Savi: "Le vittime non contano niente"

Il tribunale di Sorveglianza ha concesso il permesso all’ergastolano per i progressi compiuti  durante i 23 anni già scontati. I familiari delle vittime non ci stanno: "Nessun premio ai nostri morti"

Permesso premio per Alberto Savi,  della banda della Uno Bianca: libero a Pasqua con la compagna. Il tribunale di Sorveglianza ha concesso il permesso all’ergastolano per i progressi compiuti  durante i 23 anni già scontati. I familiari delle vittime non ci stanno: "Nessun premio ai nostri morti".

E' vivo, e lo sarà per sempre, il dolore di Anna Maria Stefanini, madre di Otello, carabiniere ucciso insieme ai colleghi Andrea Moneta e Mauro Mitilini dal gruppo criminale che tra il 1987 e il 1994 uccise in Italia 24 persone e ne ferì oltre 100 tra Bologna, Romagna e Marche. 

Savi, 53 anni, il più giovane dei tre fratelli - Roberto e Fabio erano i leader - è detenuto a Padova e ha avuto l'ok a un permesso di tre giorni e mezzo con la possibilità di uscire a Pasqua per pranzo. È stato visto insieme alla compagna. Sconta una sentenza definitiva all’ergastolo dal 26 novembre 1994, è detenuto nel carcere Due Palazzi dove lavora come impiegato.

"Non ho parole. Male alle persone lo hanno già fatto e nessuno ce lo leva per tutta la vita", dice la mamma di Stefanini, al telefono con l'ANSA. "Ci si è dimenticati di quello che hanno fatto. Ascoltano più loro che noi, le vittime non contano niente".

"Fatto salvo il rispetto per le autonome decisioni della autorità competenti, non si può ignorare come la comunità bolognese sia turbata dal riaprirsi di antiche ferite mai rimarginate: ai familiari delle vittime, alla presidente della loro Associazione Rosanna Zecchi, a quanti hanno sofferto e avuto paura per i crimini della banda della Uno Bianca vanno la nostra vicinanza e la nostra solidarietà". Così Simonetta Saliera, presidente dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna


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