Scienze

Olio di palma cancerogeno? Cosa dicono i nuovi dati Efsa

I nuovi studi sembrano mettere in cattiva luce l'olio di palma, da tempo criticato. Le cose però stanno diversamente

Le polemiche sull'olio di palma non accennano a placarsi. Dopo quelle dovute ai sui suoi possibili effetti negativi sulla salute e sull'ambiente, era intervenuto l'Istituto Superiore di Sanità per chiarire come molti dei rischi propagandati non corrispondevano a realtà, o meglio non erano diversi da quelli di tanti altri alimenti grassi.

Da qualche giorno però l'Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha espresso la propria posizione, facendo allarmare consumatori e produttori. L'olio di palma è cancerogeno? Da quanto lo si sa? Le rassicurazioni precedenti erano sbagliate?

Diciamo subito che si tratta di un testo di ben 159 pagine, dettagliate e molto tecniche che non hanno come obiettivo quello di valutare gli effetti dell'olio di palma sulla salute, bensì analizzare la presenza di contaminanti di processo: molecole che si formano durante il trattamento e raffinazione di grassi e oli vegetali, che prevede l'utilizzo di alte temperature.

Perché è importante stabilirlo? Per capire qual è l'assunzione di queste sostanze da parte della popolazione e quali sono le dosi da non superare.

L'Efsa ha così studiato grassi come olio di cocco, di mais, di arachidi, di girasole e anche di palma. Il risultato?

Durante il processo di raffinazione vengono prodotti alcuni derivati del glicerolo, chiamati 2-monocloropropandiolo (2-MCPD), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e glicedil esteri degli acidi grassi (GE), che non danno alcun valore aggiunto e che sono quindi "contaminanti". Una notizia in realtà non nuova e che gli esperti già si aspettavano; si tratta semmai di una conferma.

Sono pericolosi? I dati non sono sicuramente definitivi, anche se test su animali mostrano che il glicidolo, derivato dei glicidil esteri, abbia potenziale effetto genotossico e cancerogeno. Dai dati Efsa i soggetti più sensibili sembrano essere i bambini e in particolare i neonati, dal momento che il latte in polvere contiene acido palmitico, normalmente contenuto anche nel latte materno.

Bisogna però ricordare che non si sta parlando solamente dell'olio di palma, ma di tutti gli olii vegetali raffinati. Anzi, a questo proposito è bene ricordare che nonostante l'Efsa non faccia un distinguo tra oli di alta o bassa qualità, negli ultimi anni i principali produttori di olio di palma hanno dimezzato la quantità del contaminante GE.

I nuovi dati scientifici confermano quindi che gli olii raffinati aumentano la presenza di sostanze contaminanti, alcune delle quali potenzialmente tossiche e cancerogene. Un monito che però non riguarda solo l'olio di palma, ma tutti gli olii raffinati; una presa di coscienza da parte dei produttori di olii sembra essere una buona strategia, già rodata, per far calare sensibilmente la presenza dei contaminanti.


Si parla di