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Balotelli: "Io italiano solo a 18 anni, la legge va cambiata". Salvini lo gela: "No ius soli"

L'attaccante della Nazionale si racconta: "Io sono nato in Italia, ho vissuto in Italia, e non sono mai stato purtroppo in Africa, avevo studiato in Italia e il fatto di non esser considerato italiano fino a 18 anni ha rappresentato la parte peggiore della mia vita"

"Io sono nato in Italia, ho vissuto in Italia, e non sono mai stato purtroppo in Africa, avevo studiato in Italia e il fatto di non esser considerato italiano fino a 18 anni ha rappresentato la parte peggiore della mia vita. E in questo senso la legge italiana dovrebbe fare qualcosa". Lo ha detto Mario Balotelli intervenendo alla presentazione a Torino del libro "Demoni", di Alessandro Alciato di cui è protagonista in un capitolo in cui racconta la sua esperienza con il razzismo.

Balotelli e il razzismo

"Da piccolo vivevo in modo differente il problema - aggiunge -, era più pesante ma io pensavo solo a giocare; i miei genitori capivano ma io no. Ora le capisco, cerco di aiutare a cambiare queste poche persone che fanno discriminazione. Nella mia vita ci sono stati tanti razzisti ma anche tanta ignoranza e paura della diversità. Io però sono un po` strano... Pensavo: se tutti sono contro di me allora davvero ho qualcosa di buono. La prendevo come forza, mi sentivo importante".

Poi aggiunge: "il momento che mi ha fatto più male senza la maglia azzurra è stato quando ero più giovane e non ho potuto giocare nelle Nazionali giovanili, visto che ho avuto la cittadinanza italiana solo a 18 anni". Un messaggio anche per Mancini: "E' un tecnico a cui tengo tanto, ho un rapporto speciale con lui. Sono stato convocato perché penso di meritarlo come tutti gli altri; non per la mia maturazione, ma per meriti sportivi. Questa Nazionale mi piace tanto". Sul suo futuro conclude: "Dove andrò a giocare? Chiedetelo all`avvocato Rigo (collaboratore di Raiola, presente in sala ndr). A lui ho detto 'Salvini lo sa dove io vado a giocare'". Poi aggiunge: "Davvero non so dove andrò a giocare, se in Italia o all`estero. Se Torino mi piace? Sì, è una bella città".

"Episodio che non dimenticherò mai"

"C`è un episodio che non dimenticherò mai: le lacrime non smettevano più di scendere. Avevo fatto tutti i compiti a casa... Sapevo che la mamma mi avrebbe poi permesso di uscire per andare a giocare a calcio... "Ciao ragazzi, giochiamo?". "No, Mario: tu no". "Ma ho fatto i compiti...". "No, Mario: sei nero". Ero nero, quindi ai loro occhi diverso... Credevo non mi volessero perché già allora ero esuberante. Poi purtroppo con il passare degli anni ho scoperto la verità". E ancora. Durante Juventus-Inter me ne hanno dette di tutti i colori, "Scimmia". "Negro". "Torna in Africa". I buu... Moratti dichiarò che per la rabbia avrebbe ritirato la squadra dal campionato...». E poi a giugno: esterno di un bar di Roma, zona Ponte Milvio, a un tavolino l`Under 21 quasi al completo. «Mentre stavamo chiacchierando, da lontano spunta una moto e uno dei due urla forte: "Negro!". "Negro schifoso!". "Negro di merda!". Poi si avvicinano, rallentano e mi lanciano un casco di banane. Come se fossi una scimmia. Hanno anche sbagliato mira, colpendo la cameriera del bar al posto mio". E infine, un giorno a Coverciano: dalla strada gli urlarono "Non esistono negri italiani!» mentre si allenava con i compagni.

Salvini contro Balotelli


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