Calcio

Lukaku chi?

Dzeko e Correa durante Verona-Inter (Foto Ansa)

Antonio Conte e Romelu Lukaku, abbracciati e sorridenti, insieme a festeggiare lo scudetto dell'Inter. Sembra passato un secolo, invece si tratta soltanto di qualche mese, una manciata di giorni che sono serviti prima al tecnico per sciogliere il sodalizio con la società nerazzurra, e poi al calciatore, che in ''quattro e quattr'otto'' ha preso baracca e burattini e se n'è tornato in quel di Londra. Ma se l'addio del tecnico (mai digerito da una parte dei tifosi per i suoi trascorsi juventini) era stato già metabolizzato con l'estate, quello del bomber belga è arrivato come un fulmine a ciel sereno. In pochi giorni si è passati da ''l'unico sacrificio sarà Hakimi, Lukaku resta e ama l'Inter'' alla cessione al Chelsea, desiderata dall'attaccante e allo stesso tempo irrinunciabile per la società. Un amore dichiarato e poi rimangiato che i tifosi nerazzurri hanno vissuto come un vero tradimento, alla pari di un compagno o una compagna che ti spezzano il cuore, prende un aereo per l'Inghilterra e il giorno seguente è già tra le braccia di un nuovo amore. 

Un copione già visto per carità, soprattutto nel calcio di oggi, dove i milioni comandano e i calciatori cambiano casacca con la stessa frequenza con cui cambiano le lenzuola. Nonostante siano situazioni a cui dovremmo essere abituati, un po' di amaro in bocca resta sempre, soprattutto se in quella storia d'amore ci avevi creduto veramente. Ma come succede con le relazioni, a volte basta incontrare un'altra persona in grado di farti battere il cuore per dimenticare chi invece lo aveva infranto. A volte avviene prima, a volte dopo, quello dipende dalla fortuna e dalla pazienza, ma per i tifosi nerazzurri, almeno per il momento, di nuove fiamme che fanno battere il cuore ci sono già.

Già nella prima giornata ci avevano pensato Dzeko e Çalhanoğlu a far brillare gli occhi dei presenti a San Siro, nella seconda giornata ci ha pensato Correa a chiudere definitivamente i conti con il passato, siglando la vittoria contro il Verona con una splendida doppietta. Certo, una rondine non fa primavera e non bastano due buone prestazioni per cancellare l'impatto in campo di uno come Big Rom. La domanda che tutti si pongono è: togliendo Lukaku e inserendo Dzeko e Correa, l'Inter si p rinforzata o no? Una domanda certa la daranno soltanto i numeri di fine stagione, ma analizzare il cambiamento dal punto di vista tecnico-tattico può aiutare, quanto meno, a capire cosa è cambiato dallo scorso anno ad oggi.

Lukaku è un centravanti fisico, in grado di fare la boa ma anche di 'strappi' in velocità, un vero osso duro da marcare per chiunque su cui Conte aveva basato il gioco della sua Inter. Non a caso il belga era una pedina fondamentale per l'11 dell'ex tecnico nerazzurro: la classica ''uscita'' con palla a Lukaku e sponda era un marchio di fabbrica della squadra ''contiana'' con il gigante belga che fungeva da centro di gravità intorno a cui far ruotare l'imprevedibilità di Lautaro. Un metodo di gioco che in questi due anni si è dimostrata efficace, fino alla vittoria dello scudetto. 

Con Lukaku volato al Chelsea, al suo posto sono arrivati due uomini: Dzeko e Correa. Entrambi diversissimi dal belga, ma proprio la loro diversità potrebbe diventare un'arma vincente per Simone Inzaghi. Dzeko non è Lukaku, ma il bosniaco porta in dote un tasso tecnico decisamente superiore al belga, oltre ad una intelligenza tattica non da poco. Sotto porta è sicuramente meno efficace, ma il suo modo di lavorare il pallone lo rende un attaccante in grado di agevolare il gioco collettivo. Correa rappresenta invece un altro genere di attaccante: rapido e bruciante palla al piede, tecnica sopraffina e grande capacità di mandare in porta gli avversari. In coppia sono già ben assortiti, ma il loro compito per la maggior parte della stagione sarà quello di alternarsi al fianco di Lautaro Martinez, vero jolly del reparto offensivo nerazzurro, in grado di ricoprire sia il ruolo di prima che di seconda punta. Una varietà che ben si addice all'idea di calcio di Inzaghi che, nonostante utilizzi lo stesso 3-5-2 di Conte, fa ''muovere'' i giocatori in modo diverso e con geometrie differenti.

Se al pacchetto avanzata aggiungiamo Sanchez e il giovane Satriano, l'Inter di quest'anno è sicuramente più completa e armata diverse frecce da poter utilizzare in base alle necessità. Avere il cambio giusto, come insegna la vittoria dell'Inter a Verona, dimostra come avere il cambio giusto può servire a cambiare il corso delle partite, sopratutto quelle più complicate. Un'abbondanza che lo scorso anno non c'era, producendo il ''panico'' ogni volta che Big Rom era assente o presunto tale. Le prime prestazioni e l'impatto dei nuovi acquisti possono far ben sperare i tifosi nerazzurri e, nonostante tutto, non si può voler male ad un ragazzone che, innamorato o no dell'Inter, ha regalato due anni di impegno e gol. E poi, quando vedi Correa che il giorno dopo essere arrivato a Milano sforna due reti bellissime e decisive, alla fine ti ronza in testa solo una semplice domanda: Lukaku chi?


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