Calcio

Inter, che peccato: troppe occasioni sprecate, la Champions League la vince il Manchester City

Gli inglesi piegano le resistenze nerazzurre con una rete di Rodri nella ripresa. Dimarco, Lukaku e Gosens ad un passo dal gol che avrebbe portato la sfida ai supplementari

@LaPresse

Niente da fare. Il miracolo, ad un'Inter generosa e mai doma, non riesce. A portarsi a casa l'edizione 2022/2023 è il Manchester City, che supera i nerazzurri per 1-0 grazie alla rete di Rodri mettendo in bacheca la prima coppa dalle grandi orecchie della sua storia. Peccato, perché i nerazzurri, per lunghi tratti della gara, sono riusciti a tenere testa ai "marziani" di Pep Guardiola, sprecando anche diverse occasioni che, se sfruttate diversamente, avrebbero potuto scrivere un finale diverso a quella che, in ogni caso, rimane una splendida cavalcata. Il maggior tasso tecnico degli inglesi, tuttavia, non ha perdonato la formazione allenata da Simone Inzaghi, al quale va comunque dato il merito di aver preparato al meglio dal punto di vista tattico la gara: i Citizens, infatti, sono rimasti spesso ingabbiati nella solida retroguardia nerazzurra guidata da un superlativo Acerbi, capace di annullare il temutissimo Haaland. A mancare, tuttavia, sono stati i guizzi degli attaccanti e, in particolare, di Lautaro Martinez e Lukaku.

La cronaca

Come da copione, il Manchester City prende subito in mano il pallino del gioco e, già al 5', arriva il primo squillo con Bernardo Silva, che, dopo essersi accentrato, lascia partire un sinistro dal vertice dell'area piccola che termina la sua corsa non troppo distante dalla porta difesa da Onana. L'Inter, però, non si scompone ed anzi, con il passare dei minuti acquista coraggio facendosi vedere, appena ne ha l'occasione, nella metà campo avversaria. Al 20' ci prova Brozovic dai 30 metri (pallone alto), mentre al 26' Ederson regala un sanguinoso pallone a Barella che il centrocampista nerazzurro, tuttavia, non sfrutta al meglio calciando malamente a lato dalla distanza a porta ormai praticamente sguarnita. Lo spavento risveglia il City, che appena sessanta secondi dopo va vicino al vantaggio con Haaland, sul cui tentativo è bravo a farsi trovare ben piazzato Onana. È però soltanto un fuoco di paglia: l'Inter, messa perfettamente in campo da Simone Inzaghi, rimane infatti sempre compatta e non concede praticamente nulla alla formazione di Pep Guardiola, costretta dal 35' a fare a meno di uno dei suoi uomini migliori, Kevin De Bruyne, messo ko da un problema muscolare (dentro al suo posto Foden).

In avvio di ripresa il copione non cambia, con il City che mantiene sì il possesso palla, senza però riuscire a creare veri pericoli e a sfondare il muro nerazzurro. E ad avere la chance migliore per sbloccare la gara, al 57', è l'Inter: Akanji si addormenta sul retropassaggio di Bernardo Silva, Lautaro ne approfitta per involarsi verso la porta inglese sparando però addosso a Ederson. Un'occasione sprecata che gli inglesi non perdonano: undici minuti più tardi, infatti, Bernardo Silva pesca perfettamente a rimorchio Rodri, che, dal limite, lascia partire un destro che non lascia scampo a Onana. La partita, fino a quel momento piuttosto spenta, si accende allora di colpo, con i nerazzurri che si gettano in avanti alla ricerca del pari colpendo al 70' una clamorosa traversa con un colpo di testa di Dimarco. Poco dopo ci prova anche Lukaku, il cui destro non coglie però di sorpresa Ederson, mentre il City, alla ricerca del gol che possa chiudere la contesa, si rende pericoloso con Foden, la cui conclusione viene neutralizzata da Onana.

Il finale, poi, è vietato ai deboli di cuore: all'88' Gosens, in uno degli ultimi assalti nerazzurri, fa da sponda aerea a Lukaku, che, da due passi, spara addosso al numero 1 dei Citizens. E al 96' è ancora Ederson a salvare il risultato, stavolta sul colpo di testa di Gosens. È l'ultima grande occasione di una partita tesa, combattuta e più equilibrata di quanto ogni previsione facesse presagire. A fare festa è il Manchester City, mentre all'Inter rimangono sì le lacrime, ma anche l'orgoglio di chi, contro ogni pronostico, è andato ad un passo dall'entrare nella storia.


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