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Manuel Agnelli, chi è il nuovo giudice di X Factor: la carriera e le canzoni più famose

Il nuovo giudice di X Factor ha fatto subito parlare di sé per i suoi giudizi impietosi e fuori dagli schemi. Sebbene sia (quasi) sconosciuto al grande pubblico calca i palchi da più di trent'anni

Manuel Agnelli alla presentazione della nuova edizione di XFactor, 12 settembre 2016. Ansa/Daniel Dal Zennaro

La vera rivelazione di X Factor è lui. Manuel Agnelli, voce e anima degli Afterhours, ha conquistato il pubblico con i suoi giudizi spietati e il suo parlare fuori dagli schemi (è diventata cult la frase con cui il giudice si è presentato al pubblico nella prima puntata: "I moscerini hanno un ruolo, le blatte hanno un ruolo, questo è il mio").

Ma chi è Manuel Agnelli? Fino a pochi giorni fa il suo nome era pressoché sconosciuto al grande pubblico, sebbene Agnelli calchi i palchi da più di trent’anni e i suoi Afterhours siano considerati ormai unanimemente tra le band più importanti nella storia del rock nostrano.

Della vita privata di Manuel sappiamo ben poco, dal momento che il personaggio è sempre stato piuttosto riservato. Classe 1966, Agnelli ha una moglie di nome Francesca e una figlia, Emma, di otto anni (a cui ha dedicato una canzone, "Orchi e strege sono soli") ed è tifosissimo dell’Inter.

Cresciuto a Corbetta, in provincia di Milano, Manuel si diploma come perito agrario a Novara. Pianista di formazione classica, fonda gli Afterhours nel 1985 dopo essersi avvicinato al post-punk. La svolta per la band arriva nel 1993 quando, complice una cover di "Mio fratello è figlio unico" realizzata per un tributo a Rino Gaetano, Agnelli decide di iniziare a cantare in italiano abbandonando la lingua inglese.

Se non conoscete nulla degli Afterhours, ecco alcune delle loro canzoni più famose e amate dai fan.

Uno dei primi successi è "Dentro Marilyn", contenuta nell’album Germi (1995). La canzone sarà reinterpretata da Mina che l’ha inserita nell’album "Leggera" con il titolo "Tre volte dentro me". I due avranno modo di collaborare di nuovo insieme svariati anni più tardi quando Agnelli scriverà per la cantante il brano "Adesso è facile". 

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Nel 1997 per gli Afterhours arriva la definitiva consacrazione con l’album capolavoro: "Hai paura del buio?". Nel disco brani più dirompenti e sperimentali (“Male di Miele”, “Veleno”) si alternano a ballate più classiche come “Voglio una pelle splendida” diventata un cavallo di battaglia del gruppo. 

Il successivo “Non è per sempre” vira decisamente verso il pop. Anche dal punto di vista dei testi è un disco meno ostico dei precedenti: nella title track e in altri brani compaiono temi ricorrenti nella poetica degli Afterhours come l’impossibilità di affermare se stessi all’interno della società (“e gioca a fare Dio  manipolando il tuo DNA, così se vuoi cambiare invece resti uguale per l'eternità”). 

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Con “Quello che non c’è” gli Afterhours abbandonano l’ironia che aveva caratterizzato molti dei loro pezzi: le liriche si fanno molto personali e disilluse. Il risultato è un album cupo, intimista, pervaso da un doloroso senso di vuoto. Il disco trascinato dal singolo Non sono immaginario, ottiene un clamoroso successo di pubblico e si piazza addirittura al 4º posto nelle classifiche di vendita. 

Il successivo “Ballate per piccole iene” si piazza addirittura al 2º posto nelle classifiche. Questo lavoro contiene pezzi cult della band come Ci sono molti modi, Ballata per la mia piccola iena, La sottile linea bianca e La vedova bianca. Nel 2006 il disco viene riproposto in inglese con il titolo  Ballads for Little Hyenas. 

Nel 2008 gli Afterhours tornano con “I Milanesi ammazzano il sabato” che riprende, storpiandolo, il titolo di un famoso romanzo di Scerbanenco. L’album ha venduto più di centomila copie, trascinato dai singoli “È solo febbre”e “Riprendere Berlino”. Nelle liriche fanno capolino per la prima volta spaccati di vita familiare del cantante, ormai sposato e padre di una bambina. 

Il 2010 è l’anno di Padania. La novità è il rientro della band del chitarrista Xabier Iriondo che era uscito dal gruppo nel ’98. "Padania è uno stato mentale - ha spiegato Manuel Agnelli all’indomani dell’uscita del disco - non ha confini geografici, è uno stato della mente e dell’anima. È il nome che meglio rappresenta la disperazione di uomini che sanno di poter avere tutto tranne che se stessi".

"È una corsa impazzita ad occhi chiusi sperando di arrivare più lontano possibile da quello che non vogliamo sapere di essere. È la forza oscura che ti spinge a diventare quello che non sei. La canzone parla di una persona che vuole cambiare la propria vita e il proprio destino (come la maggior parte di tutti noi), perché crede che ci debba essere qualcosa di più del destino e della fortuna. È un desiderio così forte che diventa un’ossessione e questa ossessione diventa una maledizione, che la porta a vincere tutte le sue battaglie ma a dimenticarsi del perché sta combattendo. A realizzare tutto. Tranne che se stesso".

L’ultimo disco di inediti della band è Folfiri o Folfox dal nome di due trattamenti chemioterapici a cui si era sottoposto il padre di Manuel Agnelli prima di morire. Il disco ha debuttato direttamente alla prima posizione della classifica dei dischi più venduti in Italia stilata dalla FIMI.

Manuel Agnelli ha dato alle stampe anche una raccolta di racconti scritti negli anni giovanili: Il meraviglioso tubetto, pubblicato nel 1999 in prima edizione da Ultrasuoni con il titolo I racconti del tubetto.

Nel libro, tra le altre cose, Agnelli racconta le difficoltà dei primi anni di carriera in un mondo, quella della musica, popolato da discografici rapaci interessati unicamente al denaro ("Nel mercato alternativo italiano, in media, quando il tuo disco ha venduto mille copie è andato bene. Conto gli scatoloni: sono quattro, ognuno da 125 copie. Penso: "Se ne compro una ventina io, apriamo lo scatolone più in alto, cosi è un altro scatolone aperto". Glicine parla, parla e annuisce. Annuisce come se sapesse già tutto. Lui SA Tutto. Lui conosce tutte le regole del mercato e della musica e della creatività. E sa anche come mi sento di merda quando lui mi dice: "Lo capisci vero, Manuel, che non combinerai mai un cazzo?"). 


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